ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Buffalo, Dr Martens e bomber: a Milano è vintage-mania

Affari d’oro per gli storici negozi: "Nostalgia per i fasti del passato"

PUNTI DI RIFERIMENTO Lo store Nineties

Milano, 5 novembre 2018 - E' tempo di revival e nostalgia. E non solo nei palinsesti televisivi (il caso di Portobello su Rai1 parla da sé). Ma anche nell’abbigliamento. Torna di moda, in città, il guardaroba di ieri. Per la felicità dei negozi vintage che a Milano sono in aumento. Sorride Iolanda Confalonieri, 58 anni, titolare dello storico Napoleone in via degli Arcimboldi al 5, uno dei primissimi a puntare (dal 1975) sull’abbigliamento usato. «Il gusto retrò – spiega – segue una legge precisa, la regola dei 20 anni. Negli anni ’90 c’è stata una forte riscoperta dei ’70 e tutti volevano indossare i pantaloni a zampa. Poi si è iniziato a scoprire gli anni ’80 che ora, assieme ai ’90, sono decisamente “in”. I capi di quel periodo sono ricercati non da chi quell’epoca l’ha vissuta ma dai giovanissimi che apprezzano la creatività di allora, indossandola».

Il pezzo più gettonato è la polo Ralph Lauren, venduta a partire da 18 euro. A seguire: i Levi’s 501, a 25 euro, di cui afferma: «È stato un modello per tanti anni “ripudiato” perché a vita alta, oggi è il jeans più richiesto». E non mancano i fan del bomber, il famoso “giubbotto da bombardiere” proposto a partire da 49 euro. «Si cercano anche camice dai colori sgargianti mentre sono pochi coloro che si spingono a indossare le giacche con le spalle oversize degli Ottanta. Vere e proprie protesi». La titolare di Napoleone ironizza e analizza la spinta retrospettiva, da attenta osservatrice di costume: «Direi che per gli acquirenti la moda di allora è ricerca di quella spensieratezza ed atmosfera ludica che sono un po’ scomparse dopo la crisi del 2008».

Polo, jeans, giubbotti retrò ma anche scarpe. L’acquisto di modelli usati sono un feticismo in cui si avventurano in pochi, per evidenti motivi di igiene. L’idea di Angelo Tarfanelli, titolare del negozio Nineties, è stata quella di riesumare brand anni ’90 ma proponendo solo scarpe nuove al 100%. Nella vetrina di corso di Porta Ticinese al 22 spuntano le Buffalo, scarpe con la zeppa che all’epoca incarnavano lo stile «tamarro», e gli anfibi inglesi della Dr Martens che spadroneggiavano fra gli alternativi assieme alle New Rock. «Allora quei modelli erano un segno di appartenenza a una cultura giovanile, oggi assumono un significato diverso. In particolare le Dr Martens sono considerate casual e indossate anche per andare in ufficio», spiega Tarfanelli. Per lui l’operazione commerciale ha un particolare significato: fu lui a importare per primo quei marchi in Italia oltre 25 anni fa ed è tuttora responsabile della distribuzione. «Hanno rappresentato una cesura dirompente rispetto alla storia passata. Di Dr Martens in Italia ne abbiamo vendute 500mila paia solo nell’ultimo annno».