Milano – È il primo anno accademico aperto dall’università Statale di Milano a Mind, vista cantieri. L’ultimo inaugurato dal rettore Elio Franzini, che tra 350 giorni passerà il testimone. Storia e futuro si intrecciano nella scelta della data e del luogo: 16 ottobre. Nel 1923 nasceva l’ateneo più grande di Milano, cent’anni dopo si posa la prima pietra della nuova sede, che ospiterà a regime (nell’anno accademico 2027-28) 23mila studenti e che si andrà ad aggiungere già dal 2026 ai poli di Festa del Perdono e Città Studi e alle sedi di Lodi e Edolo. Sono 61mila oggi gli studenti. A ricordare il legame con Milano, anche all’ombra dell’Albero della Vita dell’Expo, è la pietra stessa: una lastra in marmo di Candoglia, la “linfa” del Duomo, concessa dalla Veneranda Fabbrica e già nel Dna della Statale; fu di marmo di Candoglia la prima pietra posata nel 1915 a Città Studi, ancor prima del regio decreto che istituì l’Università degli Studi di Milano. Che continua crescere.
La mancanza di spazi è un dato "storico e cronico", dall’epoca del fondatore Luigi Mangiagalli a Elio Franzini. Di qui il maxi progetto da 458,2 milioni di euro (120 milioni in più rispetto al previsto per l’aumento dei costi di costruzione) su un’area di 65mila metri quadri di superficie (comprata a giugno da Arexpo), che accoglierà quattro facoltà: Scienze agrarie e ambientali, Scienze e tecnologie, Scienze del farmaco, Medicina e chirurgia. La gara per l’edificazione e la concessione trentennale è stata vinta da Lendlease.
Autore della visione architettonica del Campus è Carlo Ratti: "Un campus oggi è più importante di quanto non lo fosse prima - spiega - e si deve aprire alla città" con un "Common Ground", uno spazio pubblico ininterrotto, che si snoda nel quartiere, tramite passerelle, chiostri e corti. Al centro anche due residenze universitarie, da 1.100 posti. Durante la cerimonia il sindaco Giuseppe Sala, oltre a tornare sul tema caldo dei posti letto ("In Italia sono 600mila i fuorisede e c’è posto solo per il 5% degli studenti nelle residenze pubbliche") ringrazia Franzini, facendolo commuovere: "Sei stato e sei un grandissimo rettore. Hai unito estrema razionalità e determinazione a cuore e sensibilità. Son certo che verrai ricordato per il contributo che hai dato a Milano". "Dobbiamo dare colore a questi luoghi – conclude il rettore –: oggi qui si inaugura quella che con Kant potremmo chiamare una nuova avventura della ragione".