
Lo spezzone di corteo della Brigata ebraica preceduto dagli agenti in assetto antisommossa
I commenti del post manifestazione parlano di "giornata pacifica e partecipata" e di "bella Milano" attraversata da un "fiume di persone". Le premesse della vigilia e le tensioni che hanno agitato la partenza del corteo facevano presagire tutt’altro scenario. Alla fine, l’opera di mediazione di Anpi e polizia ha fatto sì che tutto filasse più o meno liscio, al netto degli insulti reiterati alla Brigata ebraica. Il venerdì dell’ottantesimo anniversario della Liberazione comincia in salita, come del resto preannunciato dai Giovani palestinesi: "La nostra presenza in testa non è una richiesta simbolica, ma una presa di posizione politica precisa: vogliamo e dobbiamo stare davanti, come espressione viva e attuale della Resistenza". Per raggiungere il loro obiettivo, duecento tra pro Pal ed esponenti di Carc, sindacati di base e anarchici si presentano poco dopo le 11.30 a Palestro e occupano corso Venezia, a due ore e mezza dall’orario fissato per il concentramento.
"Fuori i sionisti", lo slogan contro la Brigata ebraica. In un gazebo che vende gadget, spunta anche la foto di Liliana Segre con la scritta "agente sionista". Alle 13 parte una lunga trattativa per trovare una soluzione, anche perché la composizione del serpentone prevede una disposizione ben diversa: i filopalestinesi sono in coda, tanto che gran parte di loro (nello spezzone comparirà anche l’artista Ghali) è proprio posizionato lì. Alle 13.20, una ventina di ragazzi si stringono uno accanto all’altro, perpendicolarmente alla carreggiata: impugnano aste di bandiere, legate tra loro, a creare una sorta di sbarramento. A pochi metri di distanza, il presidente provinciale dell’Anpi Primo Minelli e i funzionari di Digos e ordine pubblico lavorano per sbloccare l’impasse, con gli agenti e i carabinieri in assetta antisommossa schierati sul marciapiedi: i conciliaboli con la delegazione pro Pal vanno avanti per una quarantina di minuti, fin quando alle 14 Minelli annuncia l’intesa.
"Siamo d’accordo che quando gli faremo segno che siamo pronti per partire si metteranno ordinatamente in coda dopo i partiti, l’ultimo sarà Rifondazione. Si metteranno dietro Rifondazione – spiega –. È la democrazia che produce questi risultati. Bisogna che anche l’uso della democrazia sia fatto con grande responsabilità e senso di equilibrio: penso che questo equilibrio lo troveremo". Alle 14.10, il gruppo si sposta verso sinistra per aprire un varco ai manifestanti in attesa a Porta Venezia. Il patto viene subito violato, però: dopo il passaggio dei rappresentanti delle associazioni di partigiani ed ex deportati, l’avanguardia dei pro Pal si prende nuovamente la carreggiata e inizia ad avanzare; a bordo del loro furgone c’è seduto sul lato passeggero l’ex Br Paolo Maurizio Ferrari. Dura poco: a San Babila del camion non c’è più traccia, sfilato rapidamente nelle retrovie; e i filopalestinesi si sono ridotti a poche decine. Tuttavia, quel movimento inatteso costringe gli esponenti di Brigata ebraica e comunità ucraina – che avrebbero dovuto attendere il Pd (contestato dai centri sociali) – a entrare in anticipo da via Boschetti, "scortati" da forze dell’ordine e City Angels (poi ringraziati in maniera particolare dal presidente della Comunità ebraica Walker Meghnagi).
I vessilli con le stelle di David attirano immediatamente le offese di alcuni pro Pal che si trovano davanti e in altri punti del percorso, sempre tenuti a distanza di sicurezza dalle forze dell’ordine: "Assassini, vergogna, Netanyahu terrorista". È una contestazione che si svolge in più tempi, non concentrata in un unico momento come in passato, anche se dall’altra sponda alcuni reagiscono con frasi come "Fuori gli ostaggi" e "La Palestina non esiste". Schermaglie verbali non inedite, ma nessun contatto. Niente, insomma, che possa impedire alla manifestazione di arrivare a destinazione senza scossoni. Nel frattempo, un manipolo di pro Pal è riuscito ad arrivare vicino alle transenne che proteggono il palco di piazza Duomo: sono lì per boicottare tutti gli interventi, ma gli applausi coprono fischi e urla.Nicola Palma