Milano - «La sensazione era quella di annegare, senza essere sott’acqua. Stavo male, non riuscivo più a respirare". Lo scrittore e tatuatore 41enne Nicolai Lilin racconta il suo impatto con il Covid al telefono, dal suo letto nel reparto di Medicina d’urgenza dell’ospedale Niguarda di Milano. Ieri mattina Lilin, che da tempo vive a Milano, dove gestisce un laboratorio di tatuaggio siberiano, è finito in rianimazione, per gravi problemi respiratori legati al coronavirus. "Voglio ringraziare medici e infermieri – spiega con voce fioca – sono intervenuti in dieci minuti, ho creduto di morire". L’autore di “Educazione siberiana“, il suo libro più celebre che ha ispirato l’omonimo film diretto da Gabriele Salvatore, nelle scorse settimane aveva espresso posizioni molto critiche sul Green pass, tanto da entrare nella lista degli “eroi No vax“.
«Non sono contro il vaccino – spiega dal Niguarda – e ho fatto le prime due dosi. Il Green pass, però, è un’altra cosa". A rendere noto il ricovero è stato lo stesso Lilin, con un post sulla sua pagina Facebook: "Cari amici, vi chiedo perdono se non rispondo ai vostri messaggi, purtroppo sono in rianimazione, con le complicazioni ai polmoni. Vi ringrazio per vostra pazienza, appena mi riprendo, risponderò a tutti, come ho sempre fatto. Un forte abbraccio!". Post che ha raccolto quasi quattromila “like“ e centinaia di messaggi di auguri. «Sono già stato male all’inizio di gennaio – racconta Lilin – sputavo sangue e sono andato da solo al pronto soccorso del Niguarda, ma non mi hanno ricoverato. Poi mi sono curato a casa, con i farmaci che ha prescritto il mio medico, ma la situazione non è migliorata". Febbre alta, malessere, problemi respiratori che si sono acuiti fino a ieri mattina. "Ero a casa mia da solo e mi sono sentito male – spiega – la sensazione era quella di annegare senza essere sott’acqua. Per fortuna ho avuto la prontezza di prendere il telefono e chiamare i soccorsi, ho creduto di morire. Mi hanno trasportato in codice rosso al Niguarda e, dopo il ricovero in rianimazione, i medici sono intervenuti in tempi rapidissimi. Adesso mi sento meglio, mi hanno trasferito in Medicina d’urgenza e dovrò rimanere in osservazione per circa una settimana. Poi, se tutto va bene, verrò dimesso e tornerò a fare la mia vita. Intanto mi riposo – prosegue – sono in camera con un signore molto simpatico".
Difficile che Lilin passi inosservato, anche per i tatuaggi siberiani sparsi su tutto il corpo, diventati il suo “marchio di fabbrica“. "Due infermiere mi hanno riconosciuto – spiega – forse mi avevano visto in televisione". Lilin, con doppia cittadinanza italiana e russa, è approdato anche in televisione nel 2013 conducendo il programma di reportage “Le regole del gioco“ su D max. Poi è approdato su su Italia1, Crime+Investigation, TGcom24 . Ma a fare la sua fortuna è stato il romanzo d’esordio “Educazione siberiana“, seguito da una serie di altri libri, che nel 2009 lo ha lanciato sulla scena. Racconta la crescita e la formazione del protagonista all’interno di una comunità criminale di origine siberiana (Urka Siberiani) stanziata in Transnistria (regione della Moldavia autoproclamatasi indipendente nel 1990, ma con uno status non riconosciuto dalla comunità internazionale). Educazione siberiana fece guadagnare a Lilin gli elogi di Roberto Saviano , Irvine Welsh e Jo Nesbø . Al momento vive a Milano dove, oltre alla scrittura, lavora sui suoi libri e progetti che riguardano il tatuaggio siberiano, l’arte e la televisione.