
Vittorio Fiamberti aveva 19 anni quando aprì per la prima volta il cancello della sua Carrozzeria Inter in via Carlo D’Adda 4, tra viale Cassala e il Naviglio Grande, insieme al fratello Carlo. Era l’11 novembre del 1961. "C’era il gelo. Uscito di casa, a Rogoredo, vedevo la gente che spaccava il ghiaccio sulla strada". Ieri invece di freddo ce n’era molto meno, per il clima diverso ma soprattutto perché annientato dal calore di tutti i suoi cari: la moglie Agnese, i figli Corrado e Riccardo che hanno raccolto il suo testimone, i nipoti Edoardo e Gianluca, terza generazione di carrozzieri, gli altri nipoti, le nuore, i clienti storici e tanti amici del quartiere e non solo. Tutti raccolti nella carrozzeria per festeggiare i 60 anni di attività: un anniversario importante, celebrato con una targa sistemata all’ingresso e una festa tra le pareti, in mezzo alle auto da riparare ma anche alle foto e ai cimeli raccolti in tanti anni. Dalle bandiere agli scudetti, dai disegni ai quadri. Tutto in tinta nerazzurra, come le cravatte d’ordinanza della famiglia Fiamberti che non mancano mai sotto le tute. "L’Inter è una mia passione da sempre - racconta Vittorio, quasi ottantenne -. Mi è rimasto nel cuore lo scudetto vinto nel 196263", il primo della Grande Inter, "e non dimentico la presidenza di Angelo Moratti". "Il tifo - ripete Vittorio - è la cosa più importante, più del calcio stesso, perché unisce le persone". Indipendentemente dai colori. "Qui accogliamo tutti". Ieri, alla festa, non c’erano solo interisti, e accanto ai palloncini nerazzurri spiccavano quelli nazionali del tricolore. E se indubbiamente la carrozzeria è un tempio nerazzurro, impreziosito dalle foto dei titolari con i "big" del club tra cui Massimo Moratti, Javier Zanetti, Mauro Icardi e Kwadwo Asamoah, quel che colpisce è l’aria di casa che si respira. La semplicità. La festa dei 60 anni è stata quella di un compleanno in famiglia. A tenere le redini, la signora Agnese: "Ho conosciuto Vittorio nel 1962, alla balera Moncucco". Lei, invece, lo ha colpito "perché era la più bella. Trovando lei, ho trovato l’oro", dice lui. M.V.