SIMONA BALLATORE
Cronaca

Noi, studenti in Erasmus a Valencia: “Lezioni sospese: è tempo di aiutare”

"La catastrofe a pochi metri da noi". Le voci dei milanesi in prima linea tra collette, pacchi e fango da spalare

"Una settimana dopo la catastrofe l’atmosfera è surreale. La nostra università è chiusa, non tanto per questioni di sicurezza e logistiche, ma perché tutti noi studenti abbiamo chiesto di potere aiutare". Francesca Andreazza risponde da Valencia: è in Erasmus lì, alla Esic Business & Marketing School, come altre 12 compagne della Iulm. Ci sono anche una ventina di studenti della Statale e una trentina del Politecnico, che stavano frequentando le lezioni tra i due atenei pubblici (l’Università di Valencia e l’Universidad Politécnica) e i sette atenei privati della città.

Noi, studenti in Erasmus a Valencia. Lezioni sospese: è tempo di aiutare
"La catastrofe a pochi metri da noi". Le voci dei milanesi in prima linea tra collette, pacchi e fango da spalare

"Le università non si trovano nella zona colpita dall’alluvione, che è al di là del fiume – spiega Francesca –. Qui attorno sembra tutto immobile, hanno riaperto solo alcuni asili per aiutare i bambini a tornare alla normalità e alcune attività. Fa impressione pensare che a pochi minuti di cammino c’è l’Apocalisse, con tantissimi paesi distrutti. I primi giorni qualcuno è partito in scarpe da tennis per dare una mano, adesso si sanno i rischi, tra batteri e pericoli. Si può andare lì solo se si è equipaggiati". Ciascuno fa quel che può mentre si controllano a tappeto gli edifici. "Con le mie coinquiline abbiamo dato una mano a caricare pacchi sui camion, con i viveri da portare nei paesi colpiti".

Ricordano le raffiche di vento di una settimana fa, gli avvisi delle università sull’attivazione della Dad il 29 ottobre, mentre a una manciata di metri - in otto ore - cadeva la pioggia di un anno intero. "Ero rimasta a casa, il cielo era cupissimo, lo squillo della protezione civile ci ha spaventati, ma abbiamo realizzato solo dopo", prosegue Francesca, che studia Comunicazione di Impresa ed è arrivata a Valencia un paio di mesi fa. Lezioni sospese nelle università pubbliche e in gran parte di quelle private. "È il momento degli aiuti alla popolazione", ripetono gli studenti, in prima linea. "Ci troviamo nella zona dove c’è lo stadio per capire cosa serve – continua un’altra studentessa originaria di Lecco, Caterina Tavola –. Qui si organizzano i soccorsi e partono i camion".

I primi giorni hanno dovuto fare i conti con la mancanza d’acqua, con i viveri che scarseggiavano sugli scaffali. "Ci sembrava di essere tornati ai tempi del Covid, con problemi di rifornimento – racconta Caterina –. È stato un po’ complicato, non si poteva bere dai rubinetti. Appena la situazione si è stabilizzata, con le coinquiline abbiamo fatto insieme una spesa abbondante, con legumi, pasta, carta igienica e materiale di prima necessità, per portarla ai volontari. Adesso ogni giorno andiamo allo stadio per capire di cosa c’è bisogno: aggiornano le liste. Fino a un paio di giorni fa mancavano vestiti, adesso manca altro. Anche le università si sono organizzate con squadre di volontari".

Sui gruppi whatsapp gli studenti Erasmus si scambiano informazioni su voli, attività di volontariato, mezzi e ponti crollati. "C’è chi ha deciso di partire, perché le famiglie erano preoccupate – spiega Caterina – ma la maggior parte degli studenti che conosco ha deciso di restare per dare una mano. C’è chi si è equipaggiato per andare a spalare il fango, chi si occupa della comunicazione e dell’organizzazione degli aiuti: ciascuno ha trovato un suo compito". Giorgia Boldi ha ricominciato ieri le lezioni a distanza alla Universidad Ceu Cardenal Herrera: "I docenti ci hanno contattato, per dare un segnale di vicinanza, di normalità e ripartenza – spiega la studentessa di “Comunicazione, media e pubblicità“ della Iulm –, ma non smetteremo di aiutare: siamo stati in un capannone per smistare le spese e caricarle sui camion, tra domani e dopo dopo domani andremo a spalare anche noi: abbiamo aspettato perché non si può improvvisare. Ora ci siamo attrezzate, c’è tanto bisogno".