Milano, 2 luglio 2023 – Nuova storia di (ordinaria) follia dal mercato immobiliare milanese, ma stavolta il canone esoso per un appartamento da incubo non c’entra. È l’omofobia ad aver affossato a Michael Ceglia e William Picciau, coppia nella vita e nel lavoro, il sogno di una bella casa in zona Washington.
Michael, che ha 34 anni e ha sempre vissuto fra Milano e Brescia, e William, che ne ha 38 ed è originario della Sardegna, dopo 4 anni di fidanzamento sono uniti civilmente dal 2017 con la benedizione delle loro famiglie. Lo scorso dicembre hanno avviato assieme il salone di bellezza "Shibui Milano", mollando le rispettive carriere: Ceglia, un passato come direttore marketing nella moda e tuttora consulente cinematografico, è amministratore delegato dell’azienda, mentre William, stilista parrucchiere, è direttore tecnico. L’attività va a gonfie vele.
Voglia di nuova casa
"Al momento abitiamo in un bilocale da 45 metri quadri in zona Bande Nere ma ad ottobre ci scade il nostro 4 + 4. Col proprietario abbiamo un buonissimo rapporto e vorrebbe rinnovare il contratto di affitto ma noi preferiremmo una soluzione più grande", spiega la coppia. Così iniziano a spulciare gli annunci, ma quello che hanno visto negli ultimi due mesi è stato deprimente: "Immobili con cucina e bagno cieco, invasi dalla muffa…" Ai soliti prezzi "milanesi".
Il bilocale negato
Poi la fortuna sembrava aver bussato: "Grazie a mia madre che ci sta aiutando nella ricerca abbiamo trovato questo bilocale da 75 metri quadri in affitto in uno stabile signorile dietro piazza Po. Venerdì scorso lo abbiamo visionato con l’agente immobiliare, è stato amore a prima vista. Ristrutturato e arredato, quinto piano, ingresso, soggiorno, cucina a vista, camera, bagno, balcone, lavanderia, tutti gli elettrodomestici nuovi. Canone? 1.500 euro incluse le spese condominiali. La proposta ci stava benissimo, abbiamo mandato via email i documenti che attestavano la nostra situazione lavorativa, aggiungendo che avrebbero fatto da garanti anche i nostri genitori. A parole sembrava cosa fatta. Ma l’agente non ha mai risposto alle nostre email".
Il no perché gay
Una settimana dopo la doccia fredda. "Mia madre mi ha telefonato raccontando in lacrime la chiamata appena ricevuta dall’agente che, dispiaciutissimo, le aveva riferito che non potevamo essere gli inquilini di quella casa per l’orientamento sessuale: il proprietario cercava un profilo più “normale”. Che significa? Noi siamo persone normalissime, lavoriamo 12 ore al giorno e il sabato sera siamo così stanchi che andiamo a dormire… Allora ho preso io il telefono, ma dall’agenzia immobiliare traspariva solo imbarazzo", argomenta Michael. "Quello che ci fa più rabbia è che non possiamo presentare denuncia nei confronti del proprietario e sarà difficile adire le vie legali per la discriminazione subìta, non avendo nulla di scritto in mano", puntualizzano i due.
I social
Sui social sono già apparse accuse di "ricerca di visibilità" contro Michael e William, "colpevoli" di aver partecipato al programma "Casa a prima vista" su Real Time. "Un’accusa assurda. Abbiamo deciso di esporci perché è l’unico modo che abbiamo per riscattarci e sensibilizzare l’opinione pubblica. Con la speranza che casi come il nostro non accadano più".