REDAZIONE MILANO

Non solo Covid, riconoscimento all’Humanitas per la radioterapia

Una nuova e meno invasiva tecnica di irradiazione sui malati di leucemia destinati al trapianto consente di ridurre il rischio rigetto

Da Humanitas, impegnato sul fronte Covid con circa 200 pazienti ricoverati, arrivano buone notizie. Una è un riconoscimento al team di Radioterapia e Radiochirurgia, coordinato dalla professoressa Marta Scorsetti (foto), che ha coinvolto in particolare il fisico Pietro Mancosu. L’articolo scientifico scritto in collaborazione con Fondazione IRCCS San Matteo di Pavia e pubblicato su The Lancet Oncology, parla di una innovativa tecnica di irradiazione utilizzata nella preparazione di pazienti con leucemia avviati a trapianto di midollo osseo. Con le radiazioni si "indebolisce" il sistema immunitario del ricevente per prevenire il rigetto del midollo del donatore e per eliminare le cellule neoplastiche che resistono ai trattamenti chemioterapici. Fino a pochi anni fa, questi pazienti ricevevano un’irradiazione corporea totale che causava possibili tossicità ai tessuti sani. Poi arrivò la “total marrow irradiation“, che colpisce il midollo e risparmia gli organi circostanti. Nel 2010, è stato così trattato il primo paziente con acceleratore lineare e tecnica volumetrica, uno tra i primi casi al mondo.

Gli specialisti si sono anche aggiudicati un finanziamento del ministero della Salute per sviluppare la tecnica con l’Intelligenza artificiale, migliorandone la sicurezza. E a proposito di sicurezza, da marzo ai pazienti che si sottopongono a TAC di simulazione pre radioterapia vengono esaminati anche i polmoni per intercettare i segni di un’infezione silente da Covid. Una cautela in più che ha consentito di individuare 3 casi positivi asintomatici (su 465) e attivare percorsi alternativi.

Massimiliano Saggese