Novate Milanese (Milano) – Olga è appena tornata dall’ospedale Niguarda. Il figlio Maksim, dopo avere lottato per tre giorni tra la vita e la morte si sta riprendendo. Resta un problema alla mano. I medici sono ottimisti anche se non sciolgono la prognosi. «Siamo tutti provati e sotto choc, non avrei mai pensato a un gesto così tragico da parte del mio compagno. E se Maksim per fortuna è ancora tra noi e comincia a parlare, comunicare, ho anche altre paure e pensieri. I ragazzi vogliono cambiare casa e ora ho paura di non farcela con solo il mio stipendio part-time».
Maksim ha ripreso a parlare. «Mi ha subito chiesto se stessi bene e perché l’uomo che ho scelto ha cercato di ucciderlo. Ha detto che non vuole più tornare in quella casa». E il racconto di Olga torna a sabato notte. «È tutto così strano, mi sono resa conto di come le cose possano cambiare da un giorno all’altro. È una situazione difficile da gestire e continuo a pregare per mio figlio. Sabato notte è nata una lite tra me e il mio compagno che, dopo avere urlato, ha alzato le mani. L’altro mio figlio 15enne, accortosi di quanto stava succedendo, è corso fuori di casa per cercare il fratello maggiore, Maksim. Era in auto con amici, stava festeggiando i suoi 18 anni, compiuti il primo ottobre. Allarmato, è tornato subito a casa con alcuni amici, che avevano sentito la telefonata, è salito nell’appartamento per capire cosa stesse succedendo. Si era svegliata anche la nostra bambina di sei anni. Maksim ha preso le mie difese. Poi la lite è degenerata, i ragazzi sono scesi in cortile e il mio compagno ha prima sparato un colpo di pistola a Maksim e poi l’ha colpito in testa. Non sapevo neanche avesse un’arma, è stato uno choc».
Olga viveva con l’uomo e la mamma di lui da una dozzina di anni. Tre anni fa l’arrivo dei due figli dall’Ucraina. «Sua mamma è andata via e siamo rimasti io, lui, nostra figlia e i miei due figli. A lui non piaceva questa situazione. Non sempre andava d’accordo con i miei due ragazzi, ma mai avremmo pensato potesse succedere una cosa così grave. Io mi fidavo. Ora i miei figli non vogliono più vivere in quella casa. Hanno le immagini di quella sera in testa. Ora dovrò cercare di cambiare casa, per tanti motivi e il prima possibile», continua Olga.
Ma anche il lavoro è un problema. La donna in questi giorni è sempre in ospedale per stare vicino al figlio, la sua paura è di non riuscire a portare avanti la famiglia col suo stipendio part-time. Alcune associazioni del territorio si stanno organizzando per aiutarla nella spesa o con una raccolta fondi. Nel frattempo è arrivata sua madre, per stare con i due figli minorenni. «Non mi spiego come sia potuto succedere. Ha cercato di uccidere mio figlio e mi è caduto il mondo addosso».
L’arresto per tentato omicidio
Il gip di Milano Domenico Santoro ha convalidato il provvedimento d’arresto e la custodia in carcere per Minako Manxhari, il 45enne albanese accusato del tentato omicidio di uno dei figli della compagna, Maksim, 18 anni. L’uomo, secondo la ricostruzione dei militari del Nucleo radiomobile di Rho e della stazione di Novate Milanese, nella notte tra sabato e domenica scorsi nella cittadina dell’hinterland, avrebbe sparato un colpo di pistola contro il 18enne al culmine di una lite, ferendolo gravemente al collo. Trasferito d’urgenza all’ospedale Niguarda, sottoposto ad un intervento chirurgico, il ragazzo ora non è più in pericolo di vita e nei prossimi giorni sarà ascoltato dagli inquirenti. Lui quella notte non era in casa, quando c’è stata una lite domestica violenta tra la mamma, 39enne ucraina, e il 45enne. Le urla hanno svegliato l’altro figlio 15enne della donna e la sorella di 6 anni, figlia anche di Manxhari. Il 15enne è uscito di casa ed è andato a cercare il fratello che era fuori con amici. Maksim, spalleggiato dagli amici, è andato nell’appartamento di via XXV Aprile per dare una lezione al patrigno. Ci sarebbe stata una discussione accesa in casa, continuata poi in strada dove l’uomo ha estratto una pistola, una Beretta 84 risultata illegalmente detenuta, e ha colpito al collo il figliastro. Arrestato in flagranza, all’albanese è contestato anche il porto abusivo dell’arma e la ricettazione della stessa, risultata rubata nel 2013 a Sassuolo (di Roberta Rampini).