In questa corsa alla ripresa che vuole l’urbanistica al centro, e registra l’esplosione di progetti e cantieri che rendano Milano sempre più futurista, ce n’è uno, di progetto, nel Quadrilatero, che distilla due delle migliori carte che sa giocarsi Milano: il lusso e la storia. Così l’architetto Michele De Lucchi ha restituito alla città, dopo cinque anni di lavori, il monastero degli Umiliati, l’antico seminario arcivescovile, un luogo segreto perché dimenticato dalla città almeno dagli anni Novanta. Nato come Seminario Arcivescovile nel Cinquecento per volere nientemeno che di San Carlo Borromeo, diventò caserma, poi ospedale, poi biblioteca, e poi sprofondò nel silenzio e nella polvere per anni. Ora torna a fare parte del tessuto della città, torna ad avere il suo ruolo nell’urbanista e nella zona più nobile, a San Babila collegherà corso Venezia a via Sant’Andrea. L’ingresso resta in Corso Venezia 21.
Il mecenate che ha voluto il restauro e la riconsegna del gioiello alla città è Leonardo Ferragamo presidente di "Lungarno Collection", la compagnia di gestione alberghiera di proprietà della famiglia, che ha trasformato il palazzo in hotel di lusso, con un occhio all’apertura alla città, però. Perché se l’esclusività di poterci alloggiare sarà riservata ad alcuni, la nuova "piazza Quadrilatero", come l’ha ribattezzata De Lucchi sarà ovviamente accessibile a tutti. Il grande quadrilatero del cortile, 2400 metri quadrati, sarà un piazza, luogo di passaggio e di incontro, sarà un luogo di eventi, di arte, di cultura e di incontro aperto ai milanesi.
Sarà una piazza su cui si affacceranno boutique, localini, piccoli ed eleganti luoghi di conforto in cui godersi la bellezza, superato il portale barocco di Francesco Maria Richini, architetto che ha lavorato a Milano nel ’500. La piazza del Quadrilatero, oltre 2800 metri quadrati, da oggi diventa luogo aperto a tutti. Al giovane e talentuoso chef Alberto Quadrio il compito di capitanare la realtà gastronomica e firmare i menu dei ristoranti. Dal primo piano dell’edificio si sviluppa invece la dimensione privata di questo progetto: 73 tra camere e suite pensati per gli ospiti e realizzati dell’architetto Michele Bönan che ha curato tutte le proprietà di Lungarno Collection.