ANNAMARIA LAZZARI
Cronaca

Corso Buenos Aires Milano: piano alternativo per coinvolgere le parallele (con posteggi)

L’architetto Di Pasquale: basta con l’urbanistica ideologica che non si preoccupa delle conseguenze

un rendering del progetto su Baires

«Non si può partire dalla fine. Limitarsi a cacciare le automobili dalla strada senza preoccuparsi di dove i relativi proprietari le metteranno rivela un approccio non solo superficiale ma anche arrogante e direi persino ideologicamente autoritario. Il compito di chi definisce e mette in pratica le politiche urbane è favorire i cambiamenti comportamentali virtuosi e non di imporli, scaricando sui conducenti costi e soluzioni". Par la fuori dai denti l’architetto Joseph Di Pasquale, a proposito del destino di corso Buenos Aires. Sono circolate solo bozze del piano di restyling dell’arteria commerciale urbana più lunga d’Europa, che prevede un (ulteriore) allargamento dei marciapiedi e due piste ciclabili (da decidere se con o senza cordoli), una sola corsia per senso di marcia e soprattutto l’eliminazione di tutte le aree di sosta, sia per i privati che per i taxi e il carico e scarico. "Manca un pensiero strategico per la mobilità veicolare, una visione alta di pianificazione. Non abbiamo bisogno di trovate da marketing urbano", osserva l’architetto e docente al Politecnico, che ha firmato progetti in tutto il mondo.

Cosa non le torna nel futuro corso di Buenos Aires?

"Ho l’impressione che l’amministrazione abbia commesso l’errore di scambiare la conseguenza per la causa: eliminare le automobili in sosta e restringere il calibro stradale si può fare, ma solo se è l’ultima fase di un progetto più ampio, articolato, organico di ridefinizione della mobilità urbana. Non possiamo pensare che i cittadini si mettano l’auto in tasca in una zona dove di parcheggi, a differenza del centro storico, ce ne sono pochi. Purtroppo siamo nell’epoca buia dell’“urbanistica tattica“, la politica del fatto compiuto senza preoccuparsi delle conseguenze ma nemmeno di fondare le azioni su precise strategie urbane. La tattica senza strategia alla lunga non porta da nessuna parte".

Ha in mente proposte concrete?

"Ci sono due assi viari con una larghissima sezione – quasi 80 metri di larghezza – paralleli a corso Buenos Aires a destra e a sinistra: via Morgagni e via Benedetto Marcello, che sono oggi del tutto incoerenti e infestate da parcheggio selvaggio, binari del tram inutilizzati, aiuole indefinite. Sono due grandi spazi pubblici abbandonati e ricettacolo di degrado. Io penso che la riqualificazione di corso Buenos Aires debba essere pianificata strutturalmente con l’intera zona, incluso il ripensamento di questi due assi che dovrebbero diventare dei parchi lineari ma anche un serbatoio importante di stazionamento veicolare, con parcheggi sia permanenti per i residenti che temporanei per i visitatori. Sarebbe un modo anche per porre fine alla situazione scandalosa di degenerazione sociale delle due vie".