MASSIMILIANO MINGOIA E NICOLA PALMA
Cronaca

Nuovo San Siro, una storia senza fine: tutte le tappe dal 2008 a oggi con l’indagine della Procura di Milano

Inter e Milan hanno avanzato due settimane fa la proposta di acquisto dell’intera area su cui ora i pm vogliono accendere un faro. Ultimo episodio di un’odissea tutta italiana

Bozza del progetto del nuovo San Siro pensato dai club; a destra, lo stadio oggi

Bozza del progetto del nuovo San Siro pensato dai club; a destra, lo stadio oggi

Milano – La storia infinita non ha un principio ben preciso e, ça va sans dire, neppure un epilogo già segnato sul calendario. Anzi. Il fascicolo conoscitivo aperto dalla Procura sul piano che prevede la vendita del Comune a Inter e Milan del Meazza (e dell’area che lo circonda per realizzare un nuovo stadio) è solo l’ultima tappa di un percorso a ostacoli che sembra ancora lontano dalla conclusione.

Il primo passo

La lunga e faticosa ricerca d’archivio alla voce “addio San Siro” ci riporta al 2008, quando la Beneamata, all’epoca guidata da Massimo Moratti, commissiona uno studio all’archistar Stefano Boeri: ne nasce l’idea (che resterà solo su carta millimetrata) di una struttura “flessibile di ultima generazione” che si svilupperà su 30mila metri quadrati alla Bovisa e che potrà ospitare 65mila spettatori. A quei tempi, sono solo i nerazzurri ad accarezzare l’idea di emigrare: che sia al Parco delle Cascina di Pioltello, al confine tra Milano e Rho o alla caserma Santa Barbara.

Fuori Milano

Nel 2012, la paventata partnership tra il Biscione e la China Railyway Construction Corporation (che entrerebbe col 15% delle quote) sposta i radar tra Pero, San Donato e Parco della Vettabbia; il modello da emulare è quello dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera. Altro vicolo cieco.

L’era Thohir e il Portello rossonero

Nel novembre 2013, il club passa di mano. E lo scenario muta ancora: il neo plenipotenziario Erick Thohir dichiara di voler fare del Meazza la casa nerazzurra e di voler investire denaro per ammodernarla. Nello stesso periodo storico, l’ad del Milan Barbara Berlusconi punta a costruire la nuova dimora del Diavolo da 42mila posti al Portello. Un sogno che i costi delle bonifiche, le proteste dei residenti e le visioni contrastanti all’interno della famiglia del Cavaliere faranno naufragare. Nonostante lo stop, i rossoneri, acquistati dall’imprenditore Yonghong Li, non abbandonano la suggestione trasloco.

Ipotesi Corvetto

A quel punto, è Palazzo Marino, con il nuovo inquilino Giuseppe Sala, a stringere i tempi con la proposta di due zone: si può fare in via Fabio Massimo, al Corvetto, o in via Medici del Vascello, a due passi da Santa Giulia. Nel giro di pochi mesi, si arriva agli ultimatum (quanti ne abbiamo registrati in questa storia?): o decidete di andare altrove o mettete i soldi per risistemare San Siro (che peraltro ha appena ospitato una finale di Champions League).

La cessione di superficie

A settembre 2018, prende piede l’ennesima alternativa: cessione del diritto di superficie del Meazza alle società per 99 anni. L’obiettivo del sindaco è sempre lo stesso: rendere lo stadio rossonerazzurro accogliente e al passo coi tempi. Nel frattempo, proprietà e dirigenze continuano a cambiare: il neo patron dell’Inter Steven Zhang e il neo ad del Milan Ivan Gazidis ricominciano a parlare di nuovo stadio, da realizzare insieme. A marzo 2019, la pista si fa concreta: un San Siro bis di fianco a quello che ancora oggi toglie il fiato a chi ci gioca per la prima volta.

Il 10 luglio, la proposta arriva sul tavolo di piazza Scala: lo studio di fattibilità di 750 pagine disegna un catino da 55-60mila posti, con un investimento di 600-700 milioni. Quattro mesi dopo, la Giunta dichiara il pubblico interesse della proposta. Passano, però, altri tre anni prima dell’indizione della procedura di dibattito pubblico.

La Cattedrale

Un rendering presentato dai club in quei giorni modifica ancora una volta gli scenari: lo stadio non è più quello immaginato dallo studio Populous, la Cattedrale che richiamava il Duomo e la Galleria. Il motivo? La crisi economica post Covid e l’impennata dei costi dell’energia ha fatto lievitare il prezzo a 800 milioni. A valle della discussione aperta alla città e tenuto conto delle indicazioni arrivate dal Consiglio comunale nel 2022, ecco una serie di paletti da rispettare: incrementare la superficie a verde (almeno il 50% dell’area), aumentare la capienza dell’impianto a 70mila posti, garantire l’ingresso alle fasce meno abbienti e mitigare l’impatto sul quartiere. Finita? No, perché nella querelle si inserisce il tema del vincolo sul secondo anello del Meazza: la Sovrintendenza, sollecitata sull’argomento, conferma che scatterà a 70 anni dalla costruzione (cioè nel 2025). Parte il ricorso al Tar del Comune, che viene bocciato: non si può accampare interessi su un provvedimento che non è ancora stato emesso, la sintesi dei giudici nella sentenza del 7 maggio 2024.

Maura, San Donato e Rozzabi

Dal canto loro, i club non disdegnano (o fingono di non disdegnare) altre location: il Milan guarda prima alla Maura (raffreddando come non mai i rapporti coi nerazzurri) e poi a San Donato (con tanto di proposta di variante urbanistica sull’area San Francesco inoltrata al Comune); l’Inter punta timidamente verso Rozzano. Intanto, sulla scena è già comparso un altro attore, il colosso delle costruzioni Webuild, che si propone di ristrutturare San Siro. Riprendono forza i pro-Meazza, che vedono la soluzione per salvare la Scala del calcio. A settembre, il responso delle società gela le speranze: “Non siamo interessati”. Ed eccoci al 9 agosto 2024, quando i club comunicano di aver avviato approfondimenti economico-finanziari sulla possibilità di comprare San Siro e ciò che gli sta attorno. Palazzo Marino chiede all’Agenzia delle Entrate una stima del pacchetto. Ultima puntata lo scorso 11 marzo: la proposta di acquisto è cosa fatta. Sarà la volta buona?