Milano, 23 giugno 2018 - Il problema è noto da tempo. Da un lato ci sono giovani «a spasso». Tanti. Secondo l’ultima rilevazione di Istat il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) ad aprile in Italia è tornato a salire, risultando pari al 33,1%. Con un rialzo rispetto a marzo di + 0,6%. Dall’altro ci sono aziende che hanno «fame» di candidati ma non riescono a trovare nessuno disponibile. Perché? I motivi sono i più diversi: il mismatching (lo sfasamento) fra le competenze richieste dalle aziende e quelle in possesso dei ragazzi. Ma il disallineamento è anche fra le attese dei giovani e le richieste del tessuto economico.
Il caso più esemplare è da Giannasi, il chiosco di polli allo spiedo che l’anno scorso ha celebrato 50 anni di attività. Il titolare dell’attività di piazza Buozzi, Dorando Giannasi, 73 anni di energia, ha appeso da 2 settimane un cartello per la ricerca di uno studente part time. Offre un tempo determinato a 18 ore settimanali e uno stipendio netto di 630 euro. Eppure ha ricevuto solo 10 candidature: «L’ultimo ragazzo che si è presentato mi ha detto che voleva solo un lavoretto per poche settimane, per pagarsi le vacanze. Ma io non cerco un profilo mordi e fuggi ma qualcuno che voglia impegnarsi in modo duraturo». Peggio gli era andata il mese scorso, quando aveva messo l’annuncio per uno studente bocconiano: «Cercavo un candidato che ne sapesse anche in amministrazione e non volesse dipendere dai genitori attraverso un lavoro». Zero candidature. Da Giannasi, su 21 dipendenti, solo cinque sono italiani (compreso il titolare e la figlia). Il resto sono sudamericani, rumeni e filippini: «Gli stranieri mostrano una grande dedizione, la stessa che avevo io quando sono arrivato a Milano a 14 anni, dall’Appennino tosco-emiliano, senza un soldo. Hanno “fame” e volontà di riuscire».
Difficoltà a reperire il personale le ha anche uno studio immobiliare di corso San Gottardo. L’agente è un lavoro relazionale e di scrivania: non si torna a casa con l’odore del cibo addosso. Eppure Costantino Grimaldi, il titolare di Costantino Case, racconta: «Avevo messo un annuncio circa un anno fa, ma ho finito per gettare la spugna. Offrivo 500 euro di fisso più provvigioni. Hanno bussato alla mia porta pochi ragazzi. Alcuni pretendevano uno stipendio fisso di oltre 1.500 euro al mese, pur non avendo alcuna esperienza occupazionale. Altre erano donne che cercavano un ruolo da segretaria, sebbene l’annuncio dicesse altro. Un altro che avevo scelto ha mollato dopo una settimana. L’ultimo se ne è andato dopo due mesi per lavorare dalla concorrenza proprio di fronte…».
Anche il ristoratore catanese Andrea Graziano è alla ricerca di 35 persone per la nuova apertura nei primi giorni di luglio di Fud Bottega Sicula, nuovo locale in via Casale che farà panini e hamburger con soli prodotti siciliani. Lo scouting è attivo da qualche settimana e avviene online: «In totale stiamo cercando 58 figure per tre città. Per Milano 20 profili lavoreranno in sala e 15 in cucina, tra part time e full time: al momento ci sono arrivati 500 curricula, anche da laureati in comunicazione o marketing. Per Palermo e Catania si sono candidati in 1.500». Il triplo. Quando ci fu l’apertura del Fud a Palermo 3 anni fa, le candidature furono oltre 3mila. Eppure l’offerta è ghiotta perché, perché dopo contratti temporanei (per un part time da 30 ore si parte da 1.000 euro) la prospettiva è il posto fisso: «Il 95% del totale dei nostri 100 dipendenti è con contratto a tempo indeterminato. Non lo facciamo perché siamo “buoni”. Offrire sicurezza si traduce in una maggiore serenità e produttività dei nostri lavoratori».