di Giambattista Anastasio
e Nicola Palma
"Il Comune di Milano potrà finalmente riprendere la trascrizione degli atti di nascita di minori nati all’estero con due papà, anche se con la sola indicazione del genitore biologico": questo l’annuncio scandito ieri da Giuseppe Sala. "Un passo avanti", sottolinea il sindaco, a 6 mesi di distanza dal braccio di ferro intrapreso da Palazzo Marino con Corte di Cassazione, Ministero dell’Interno e Prefettura.
Da qui il secondo annuncio: "In questi giorni – fa sapere subito dopo Gaia Romani, assessore comunale ai Servizi civici – riattiveremo la procedura per le famiglie di papà che necessitassero della trascrizione dell’atto di nascita del proprio bambino e ricontatteremo quelle famiglie che, rientrate a Milano verso febbraio e marzo, non si erano viste riconoscere neanche questo piccolo passo e da allora sono nel limbo, tra mille difficoltà: dall’impossibilità di ottenere la residenza e la carta di identità agli ostacoli ad inserirsi, in quanto non residenti, nelle graduatorie degli asili nido".
Tradotto in numeri: nel capoluogo lombardo risulta attualmente bloccata la trascrizione degli atti di nascita di 9 minori, figli di 7 coppie di papà. Si tratta, come ovvio, di bambini nati attraverso la gestazione per altri nei Paesi in cui è consentita. Ora Palazzo Marino ripartirà proprio da loro.
Una svolta da spiegare. Tutto ha origine dalla richiesta inviata dal Comune alla Prefettura il 20 giugno per ottenere chiarimenti proprio sulle modalità con le quali procedere alle trascrizioni degli atti di nascita redatti all’estero. Una richiesta girata al Ministero dell’Interno che, nella sua risposta, apre una possibilità nuova: esattamente quella alla quale, ora, si aggrappa il Comune. In sintesi il Viminale fa sapere che i Comuni possono provvedere di proprio conto alla valutazione di tutti quei documenti utili ad accertare chi sia, dei due, il padre biologico senza che questo accertamento debba necessariamente esser fatto dai tribunali. Tradotto: Palazzo Marino non ha più le mani legate, anzi può recepire le richieste di trascrizione e verificarle da sé. "Le coppie di papà – sintetizza Sala – potranno fare un passaggio in tribunale in meno e avere una certezza in più". Una "semplificazione".
La Corte di Cassazione, a fine dicembre, Ministero e Prefetture, a partire da febbraio, avevano annullato le trascrizioni fatte dai Comuni perché in esse non era indicato chi fosse il padre biologico e chi il padre intenzionale. I Comuni obiettarono, però, che tale distinzione riusciva impossibile perché gli atti di nascita redatti all’estero non la prevedono. Da qui la necessità che fossero i tribunali a ricostruire quale dei due padri fosse quello biologico e ad autorizzare, in un secondo momento, la sola trascrizione del genitore biologico. Ora si è capito che i Comuni possono valutare i cosiddetti "documenti ulteriori" e provvedere da sé all’accertamento velocizzando, e non bloccando, le trascrizioni. Queste restano, però, limitate al genitore biologico. La questione, anzi la contraddizione, è politica e interna al Governo: perché riconoscere atti di nascita di minori concepiti tramite quella gestazione per altri che questo esecutivo vuol rendere reato universale?