MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Bob olimpico, passo indietro di Cortina e spese aumentate: sono i Giochi degli imprevisti

Per sostituire l’impianto veneto resta in vantaggio Sanit Moritz. Ma è solo uno dei traslochi già decisi. A Milano il peso extracosti

La pista da bob di Cesana

L’alternativa per il bob olimpico, dopo il passo indietro di Cortina, è netta: una pista già esistente ma fuori dall’Italia – la prima opzione è la svizzera Sankt Moritz, ma i beninformati dicono di tenere in considerazione anche le piste esistenti in Germania e in Francia – oppure una pista bisognosa di una ristrutturazione da 50 milioni di euro ma dentro i confini italiani – la piemontese Cesana Torinese, dove c’è l’impianto realizzato per i Giochi invernali di Torino del 2006. Dal punto di vista tecnico, l’opzione Sankt Moritz sembra essere in vantaggio, perché la località sciistica elvetica è a pochi minuti dalla lombarda Livigno, una location che potrebbe essere utilizzata come villaggio olimpico anche per le gare in Svizzera. Ma nelle scelte legate alle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 non c’è solo la tecnica, ma anche la politica, e al Governo Meloni non dispiacerebbe coinvolgere il Piemonte governato dal forzista Alberto Cirio nei prossimi Giochi invernali, mantenendo il bob all’interno degli italici confini e guardando ai prossimi appuntamenti elettorali, dalle Europee alle Regionali piemontesi.

Come andrà a finire? Il Governo si rassegnerà a “regalare“ un pezzetto delle gare olimpiche alla Svizzera (o alla Germania o alla Francia) o deciderà di finanziare i lavori per “rianimare’’ la pista di Cesana Torinese? Domani è in programma un cda della Fondazione Milano-Cortina ma è molto difficile che in quella sede venga presa una decisione. Il cerino per il bob, per ora, resta nelle mani del Governo. Il passo indietro di Cortina per la pista da bob certificato dall’esecutivo e dal Coni guidato da Giovanni Malagò, peraltro, non è il primo registrato sugli impianti inseriti nell’iniziale dossier olimpico. La trentina Baselga di Pinè, a causa dei costi troppo alti per la realizzazione dell’impianto, ha rinunciato a ospitare le gare di pattinaggio di velocità, che si svolgeranno nella Fiera di Rho. Ad agosto, inoltre, il Comune di Milano ha alzato bandiera bianca, causa extracosti, sulla ristrutturazione dell’ex Palasharp, che avrebbe dovuto ospitare le gare di hockey su ghiaccio femminile. Anche in questo caso, la nuova sede è nella Fiera di Rho.

I nodi da sciogliere non sono finiti e riguardano sia gli extracosti per il Villaggio olimpico nello Scalo Romana e per il PalaItalia a Santa Giulia, entrambi e Milano, sia i tempi di realizzazione delle strade e delle ferrovie che dovrebbero accelerare l’arrivo nelle località dello sci alpino in Valtellina e delle infrastrutture per il Veneto. Per quanto riguarda Villaggio olimpico e PalaItalia, la nota positiva è che i lavori sono in corso e nel caso della casa dei 1.400 atleti olimpici sono persino in anticipo di tre mesi rispetto al cronoprogramma iniziale. Ma il ceo di Coima Manfredi Catella, lo scorso 2 ottobre, ha fatto sapere a Governo e Fondazione Milano-Cortina che si aspetta 40 milioni di euro per coprire gli extracosti provocati dall’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, extracosti necessari affinché il Villaggio sia pronto per i Giochi del 2026. Un messaggio simile al Governo è arrivato anche da Cts Eventim, la società privata incaricata di realizzare l’Arena a Santa Giulia per le gare di hockey su ghiaccio maschile.