MILANO – “Non è una guerra tra sport, semplicemente una denuncia: a Milano mancano gli impianti”. La fotografia della situazione la fa Franco Angelotti, dirigente e numero uno della Bracco Atletica, deluso e amareggiato dalle poche soluzioni e strutture degne di ospitare non solo competizioni, ma in primis gli allenamenti di atletica. “L’altro giorno ho letto un articolo in cui Dino Meneghin diceva che Milano ha impianti che fanno piangere. Sono d’accordo con lui. Milano ha impianti da terzo mondo, dall’atletica al nuoto. Stiamo perdendo un’enorme occasione con i Giochi Olimpici per mettere mano all’impiantistica sportiva”.
Basti pensare all’eterna questione San Siro, all’Allianz Cloud che ospita tre squadre e vari gli eventi (con il Premier Padel di dicembre le società dovranno emigrare altrove), più le incognite del futuro. All’atletica non va meglio, con quattro impianti sportivi principali.
“C’è l’Arena e qualche anno fa è stato rifatto, se non sbaglio, il manto che è in condizioni pessime, se possibile peggiori di prima del rifacimento: a tratti è strappato, la pista è scivolosa. I problemi sono aumentati. Il XXV Aprile, il cui manto è vecchio di almeno 14 anni, all’epoca aveva ottenuto l’omologazione al limite. La pista andava bene, ora è usurata. Non si sa nemmeno chi lo prenderà in gestione, ora è gestita dal Cus Pro Patria, dovrebbe andare a bando, non si sa quando verrà assegnato. In ogni caso, per chiunque, un eventuale intervento di rifacimento su una pista è estremamente oneroso”. Sempre al XXV Aprile ci sarebbe un impianto indoor, terminato da quattro anni, mai stato aperto a causa di una serie di problematiche e ora oggetto di contenzioso tra Comune di Milano e Coni servizi e totalmente abbandonato.
“Abbiamo pure il Centro Sportivo Carraro - continua Angelotti - so che da poco hanno sistemato la pista, ma parlano di darlo in gestione all’Alcione per cui l’atletica uscirebbe dal campo. L’unica pista valida è il Giuriati, ma non so se sia omologata, non ne sono sicuro, ma è gestita dal Politecnico, ha numeri di ingresso abbastanza contingentati, è un campo non in grado di soddisfare le esigenze della città”.
A questi si aggiunge il Centro Sportivo Saini, chiuso da un anno, in ristrutturazione, che diventerà la sede dell’Università di Scienze Motorie. “Per un anno non hanno fatto niente con l’impianto chiuso, che continuerà a esserlo per altri tre anni. La realtà è che a Milano non c’è la possibilità di fare atletica a livello agonistico, seriamente. Non è possibile che in provincia gli impianti vengano ristrutturati, sistemati, costruiti e la metropoli che si accinge ad ospitare le Olimpiadi, non abbia un’impiantistica sportiva per tutti gli sport, non solo per l’atletica, da terzo mondo”.
Manca pure una struttura indoor, presente in quasi tutte le città europee: “Non c’è un impianto come quello di Ancona o quello che stanno per costruire a Brescia. Sto rinunciando a fare l’attività giovanile a Milano, non ho gli spazi per poterlo fare. C’è tanta richiesta e questa richiesta dovrebbe far capire a Milano che c’è bisogno di un progetto vero, non soltanto di slogan. Perché qui da tantissimi anni si sta parlando di slogan. Non si sta parlando di fatti e soldi ne sono stati buttati via tanti”.