di Marianna Vazzana
Oltre 50.300 persone firmatarie di una petizione ad hoc. Un esercito verde al quale si aggiungono sempre più sostenitori celebri di cui l’ultimo in ordine di tempo è lo scrittore e conduttore radiofonico Fabio Volo: "Non tagliamo questo glicine, vi prego". È il “gigante lilla“ quasi centenario di Porta Volta diventato simbolo della natura in città e di cui è previsto l’abbattimento per far posto alla seconda piramide di piazzale Baiamonti che ospiterà il Museo della Resistenza. "Ma museo e alberi (si aggiungono i tigli del giardino Lea Garofalo e non solo, ndr) possono e devono convivere, basta una piccola modifica al progetto", la richiesta popolare. E forse mai come ora una battaglia per salvare il verde di uno spicchio di Milano aveva raggiunto una simile portata. Decine di migliaia di milanesi diventano come Marcovaldo, il personaggio nato dalla penna di Italo Calvino, e si aggrappano alla natura che non solo porta bellezza e mitiga l’effetto dello smog e dei cambiamenti climatici ma rappresenta anche un pezzo di storia. Ma "dobbiamo stare attenti a non perdere questa occasione", così si è espresso il sindaco Sala. Cioè "l’onore di avere il Museo nazionale della Resistenza". Oggi alle 17, intanto, la battaglia prosegue con un flash mob di ambientalisti e comitati di quartiere. Il primo evento era stato quello della band “The Shout“ lo scorso 25 febbraio, che ha suonato le musiche dei Beatles sul tetto della sede del Circolo combattenti e reduci, il primo a chiedere di salvare il glicine. Poi l’appello è stato lanciato anche da Giovanni Storti, Germano Lanzoni del Milanese imbruttito ed Elio e le Storie Tese.