Milano - La trovano in casa senza vita una mattina di dicembre. Adriana Levi, 66 anni, è una donna forte, da ragazzina sopravvissuta alla guerra e all’orrore nazista dei campi di concentramento. È un’antiquaria con casa e negozio (“Il Cenacolo“) al pianterreno di una palazzina in corso Magenta, in pieno centro, proprio davanti a S. Maria delle Grazie. La sera prima di morire aveva ospitato pochi amici per una cena prenatalizia con scambio di regali. Il suo appartamento è pieno di oggetti antichi o strani, qualcuno senz’altro di valore: un orologio a pendolo, un cavallo di legno a grandezza naturale all’ingresso, vasi, tabaccherie. All’epoca in cui un assassino rimasto senza nome la uccide, Adriana aveva già perso due mariti e ha un’unica figlia, Stefania. Vitale e colta, è però piena di amici interessanti che invita spesso a cena.
La sera del 19 dicembre 1989 sono sei i suoi ospiti che si intrattengono fin dopo mezzanotte. Alla centrale di polizia l’allarme collegato con il suo negozio-abitazione scatta intorno alle tre e mezzo di notte. Una Volante arrivata sul posto trova però tutto apparentemente tranquillo, il negozio con le saracinesche abbassate e nessun segno di infrazione. Gli agenti cercano il nome Levi sul citofono e suonano. Silenzio. Non insistono, pensando ad un allarme scattato per errore. La mattina dopo è il domestico filippino della signora che, non vedendola arrivare in negozio, entra in casa con le sue chiavi e la trova per terra davanti alla camera da letto, in camicia da notte, col volto tumefatto e in una pozza di sangue. I poliziotti della squadra omicidi, guidati dall’allora sconosciuto pm Antonio Di Pietro, magistrato di turno la notte del delitto, valutano l’ ipotesi della rapina finita male come l’unica pista plausibile.
Molte cose non tornano però. La figlia dice che dai cassetti aperti mancano gioielli, collane, bracciali, orecchini e soldi per alcune decine di milioni di lire, ma I pezzi di antiquariato più preziosi non sono stati toccati. Una finestra è aperta: la via di fuga verso il giardino e il muro di cinta con una sporgenza e una lunga mensola. La scientifica individua l’impronta di una scarpa, l’assassino può essere uscito dopo aver installato l’allarme. Poco più di un mese prima Adriana aveva subito un tettaivo di furto e si era trovata faccia a faccia con due uomini armati di coltello. Lei urla e loro scappano: "Torneremo", la minacciano. Però c’è un particolare che ossessiona gli investigatori. Quella notte l’allarme collegato alla questura è scattato, ma il mattino seguente viene trovato re-inserito in tutta la casa. Strano, perché la donna si preparava ad andare a letto e perciò in quel quadrante doveva aver disinserito l’allarme come faceva sempre. E poi, i punti luminosi sul pannello di controllo segnalano che una persona ha attraversato tre settori dell’appartamento ma non ha toccato il quarto, mentre è proprio in questa zona che si trovano i cassetti rovesciati. Insomma, qualcuno deve aver reinserito l’antifurto dopo l’omicidio, senza rendersi conto però della traccia lasciata dai passaggi n elle stanze.
L’autopsia rivelerà che è stato il colpo o i colpi al volto a uccidere Adriana Levi, le coltellate sono superficiali. Non vengono cercate tracce biologiche sotto le sue unghie. Però tutto quell’orrore sembra quasi una messinscena. Qualcuno dei suoi amici allora? Erano sei le persone a tavola la sera prima, tre uomini e tre donne lei compresa. Alberto, pittore, con signora, Osvaldo, pezzo grosso della discografia, con signora anche lui. E l´uomo che da un annetto è diventato un suo amico speciale, Romano, un musicista dell´orchestra della Scala. Ha 35 anni, moglie e figli piccoli ma quella sera è solo. Adriana va spesso a teatro, lui l´accompagna nelle occasioni mondane o a fare spese.Lei si improvvisa sua mecenate, vorrebbe dargli un futuro da concertista, quella sera ha invitato il discografico per strappargli la promessa di un provino. Romano è l’ultimo degli ospiti ad andarsene dopo lo scambio dei regalini intorno alle due e mezza. Alle 3,21 scatta l´allarme di casa Levi. Gli inquirenti ovviamente concentrano la loro attenzione sul giovane musicista: Adriana gli aveva promesso l’intestazione di una casa in Svizzera. Solo sospetti però, Romano non sarà nemmeno indagato perché per l’ora della morte ha un alibi fornito dalla moglie. che racconta di essersi svegliata per andare in bagno e di aver visto suo marito in soggiorno, davanti alla tv.
Dopo capodanno in questura arriva una lettera anonima che dice di cercare l’assassino della Levi in portineria. Si indaga, senza alcun risultato, sul figlio della portinaia, che alcuni raccontano essere uno sbandato. Ma nemmeno la pista del ladro disperato porta da qualche parte. Nessun riscontro sull’impronta lasciata sul muretto in giardino, nessuna traccia dell’arma del delitto. Il pm Di Pietro chiederà l’archiviazione del caso. L’assassino di Adriana Levi è da 35 anni senza nome.