NICOLA PALMA
Cronaca

“Ha sparato, poi mi ha detto di scappare”. L’autista del killer ricostruisce l’omicidio di Basiglio

La ricostruzione dell’omicidio di Giuseppe Giuliano nella versione del complice Davide Milazzo. "Minacce alla mia famiglia da Francesco Romeo”

Giuseppe Giuliano ucciso a Basiglio nel 2019: la scena del delitto

Milano – “Vedo Romeo prendere la pistola e sparare due o tre volte. Giuliano non si è accorto di niente. Poi Romeo è salito in auto e mi ha detto “scappa, scappa”. Siamo arrivati a Milano 3 perché quella strada porta in quella zona. Poi da Milano 3 siamo andati sotto casa di Romeo dove era parcheggiata la mia auto".

Tardo pomeriggio di mercoledì, Davide Milazzo alias "Cipolla" viene convocato in caserma: le domande non riguardano l’indagine sull’omicidio di Giuseppe Giuliano, bensì un’altra inchiesta su estorsioni e riciclaggio in cui è emerso anche il suo nome. Il sessantunenne di Rozzano sceglie di rispondere, e a un certo punto fa proprio il nome di Giuliano, "collegandololo ad altri soggetti di interesse investigativo".

Poi, dopo essersi consultato con l’avvocato, decide di rendere dichiarazioni spontanee: "Voi volete sapere chi è stato a sparare a Giuliano? – l’incipit – Ero presente, ha sparato due o tre volte, poi M. ha fatto sparire la pistola. Ha sparato Francesco Romeo. È stata una ripicca perché Romeo aveva rubato delle pellicce, che hanno offerto a Giuliano. Dapprima le voleva per rivenderle, poi Giuliano non le ha più volute e Romeo si è vendicato. Le pellicce erano state rubate nel 2018 da Francesco Romeo, forse insieme ad altre persone. Questa vicenda mi è stata raccontata dallo stesso Romeo: voleva togliersi queste pellicce, voleva venderle per 30-40mila euro. Giuliano ha rifiutato e Romeo si è voluto vendicare".

Ecco il possibile movente del delitto di Basiglio, anche se gli accertamenti investigativi sono ancora in corso. Ed ecco il motivo dell’accelerazione che due notti fa ha spinto il pm Rosaria Stagnaro a firmare il provvedimento di fermo nei confronti di Milazzo e del presunto esecutore materiale, il pluripregiudicato settantaquattrenne Francesco Romeo alias "Franco il Catanese", portati a San Vittore dai militari guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Marco D’Aleo.

Per la Procura, le parole del sessantunenne, al netto della tendenza "ad autotutelare se stesso e a minimizzare il proprio contributo causale nell’omicidio", risultano "dotate di un sufficiente grado di intrinseca credibilità". Sì, perché Milazzo ha fornito dettagli sulla fase preparatoria e sulle modalità dell’agguato noti soltanto agli specialisti dell’Arma: "Quattro o cinque volte in precedenza siamo andati a fare sopralluoghi, di solito con la mia vettura, la Fiat Punto. Aspettavamo parcheggiati per controllare gli orari. Io guidavo e lui, Romeo, controllava gli orari". E arriviamo alle 7.25 del 25 febbraio 2019: "Quel giorno abbiamo seguito la strada che porta a Cascina Vione: Giuliano era a bordo del furgone bianco, davanti al cancello del cantiere. Lui era solo che parlava al telefono. Romeo mi ha detto di fermarmi poco più avanti del furgone. Romeo è sceso e ha sparato. Poi è risalito in auto e abbiamo proseguito". Una versione che Milazzo avrebbe confermato ieri al gip Cristian Milani, ribadendo che "pensavo che Romeo volesse solamente litigare con lui per la questione delle pellicce". Agli inquirenti, il sessantunenne ha pure specificato di avere paura di Romeo, che più di una volta lo avrebbe minacciato per costringerlo a non parlare: in un’occasione, si sarebbe presentato sul luogo di lavoro armato di coltello ("Mi ha detto che me l’avrebbe fatta pagare, coinvolgendo anche i miei familiari"). "Il Catanese" è rimasto in silenzio davanti al gip, che ha convalidato i fermi e disposto il carcere per entrambi.