NICOLA PALMA
Cronaca

Risolto dopo 5 anni il giallo dell’omicidio di Basiglio. “Franco Il Catanese” e “Cipolla”: chi sono i due arrestati

Il 25 febbraio l’imprenditore Giuseppe Giuliano venne ucciso con due colpi di pistola a Cascina Vione. In manette un 74enne e un 62enne, entrambi di Rozzano. Nel 2021 la Procura aveva chiesto l’archivazione dell’inchiesta, ora la svolta inattesa

Giuseppe Giuliano ucciso a Basiglio nel 2019: la scenda del delitto

Giuseppe Giuliano ucciso a Basiglio nel 2019: la scenda del delitto

I pedinamenti meticolosi con un'auto rubata otto mesi prima e data alle fiamme subito dopo il blitz killer. Le telecamere manomesse lungo il percorso della possibile fuga nei giorni immediatamente precedenti per evitare di essere ripresi. Poi il raid omicida, andato in scena tra le 7.24 e le 7.26 del 25 febbraio 2019 nell'area di Cascina Vione a Basiglio: tre colpi calibro 7.65, di cui due a segno ed esplosi a distanza ravvicinata, per uccidere l'imprenditore edile di 64 anni Giuseppe Giuliano.

A più di cinque anni da un assassinio che pareva destinato a entrare nell'elenco dei cold case senza soluzione, i carabinieri del Nucleo investigativo hanno fermato i due presunti autori del delitto: in manette nella notte tra il 10 e l'11 luglio 2024 sono finiti Francesco Romeo, 74 anni compiuti sabato scorso, e il sessantunenne Davide Milazzo, entrambi residenti a Rozzano; stando a quanto emerso dagli accertamenti investigativi dei militari di via Moscova, coordinati dai pm Silvia Bonardi e Rosaria Stagnaro, sarebbe stato Romeo a sparare quella mattina, mentre Milazzo avrebbe fatto da autista. L'accelerazione sarebbe stata innescata da alcune dichiarazioni auto- accusatorie rese da uno degli indagati durante un interrogatorio avvenuto nella giornata di mercoledì. La prima tranche di indagine Gli accertamenti degli specialisti dell'Arma si sono concentrati sin da subito sulla Renault Twingo rossa utilizzata sia per alcuni sopralluoghi sia il giorno dell'omicidio, individuando sia colui che l'aveva rubata nel luglio 2018 a Pieve Emanuele dal box di proprietà di un uomo deceduto sia colui che l'aveva ricettata: entrambi sono già finiti a processo per quei reati, ma il fatto che fossero entrambi in carcere il giorno del'agguato li ha esclusi immediatamente dal novero dei sospettati.

Nel 2021, la Procura aveva chiesto l'archiviazione dell'inchiesta, non ravvisando evidentemente solidi indizi di colpevolezza, ma i familiari di Giuliano si erano opposti. E il gip aveva respinto l'istanza dei pm, disponendo ulteriori approfondimenti su Milazzo, già emerso come colui che aveva pedinato l'imprenditore nativo di Acerra per diversi giorni.

L'inchiesta su Cipolla e Franco il Catanese

A seguito del nuovo input arrivato dal giudice per le indagini preliminari, i carabinieri hanno continuato a indagare su Milazzo detto "Cipolla", associandolo a un personaggio che poteva fare da trait d'union con Giuliano: Francesco Romeo alias "Franco il Catanese". Le indagini avrebbero dimostrato che il settantaquattrenne - con un curriculum criminale che affonda le radici nel lontano 1971 e che col passare dei decenni si è arricchito di tanti altri reati - poteva avere una pistola calibro 7.65, come emerso dalle intercettazioni telefoniche, e che in passato si era procurato proiettili di varie marche (come quelli ritrovati sul luogo del delitto) da altre persone che ne avevano la disponibilità.

L'errore della Punto bianca

Stando alle indagini, sopralluoghi e pedinamenti sono iniziati molte settimane prima dell'omicidio, a dimostrazione di un piano studiato nei minimi dettagli. La Twingo rubata nel luglio 2018 sarebbe stata presa in consegna cinque mesi dopo il furto: i militari sono riusciti a tracciarne i movimenti a ritroso fino alla fine dell'anno, quando il gps installato all'interno del veicolo ha smesso di funzionare (quasi certamente per il mancato rinnovo del contratto con la società di gestione e non per un intervento di "bonifica" da parte di chi aveva iniziato a utilizzare la macchina). In ogni caso, l'utilitaria è stata ripresa in diverse occasioni dai contatarghe della zona in cui è avvenuto l'assassinio. Così come tra la seconda e la terza settimana di febbraio, quindi a ridosso della data dell'agguato, gli occhi elettronici hanno immortalato la Fiat Punto di colore bianco acquistata da Milazzo pochi giorni prima. È stato questo uno degli errori che hanno incastrato i presunti killer, visto che quell'auto ha inevitabilmente acceso i riflettori degli investigatori sul sessantunenne detto "Cipolla".

L'omicidio

Le indagini dei carabinieri sostengono che quella mattina Milazzo e Romeo, perfettamente a conoscenza dei movimenti giornalieri del loro bersaglio designato, avrebbero "agganciato" il furgone Doblò di Giuliano sin dal momento in cui si è mosso da Binasco, pedinandolo a distanza durante le soste in due bar e precedendone di pochi secondi l'arrivo in cantiere a Borgo Vione. Poi, sempre secondo quanto ipotizzato dall'accusa, Milazzo avrebbe accostato per far scendere Romeo e per farsi superare da un'altra macchina (il cui conducente avrebbe potuto diventare un testimone oculare molto scomodo), per poi fare inversione e passare a riprendere l'autore materiale a cose fatte. Nel frattempo, Romeo si sarebbe avvicinato al furgone e avrebbe esploso il primo colpo dall'esterno, mandando in frantumi il finestrino anteriore sinistro; poi avrebbe aperto lo sportello e avrebbe fatto fuoco ancora, colpendo Giuliano al petto e alla testa mentre quest'ultimo cercava invano di ripararsi lanciandosi d'istinto sul sedile lato passeggero.

Il movente

L'esito degli accertamenti investigativi fa pensare che l'imprenditore sia stato ucciso per essersi opposto alle richieste estorsive da parte di Milazzo e Romeo, che secondo alcuni testimoni si sarebbero recati in più occasioni nei cantieri in cui erano impegnati gli operai di Giuliano. Nonostante alcune persone sentite dai carabinieri abbiano provato ad accreditare la versione che Romeo sia una persona che chiederebbe continuamente ad amici e conoscenti somme di denaro più o meno ingenti per le spese più disparate (addirittura i soldi per fare benzina), l'ipotesi è che l'uomo volesse quel denaro dall'imprenditore edile per un motivo ben preciso e non certo perché a corto di liquidità.

I precedenti e il legame datato con Boiocchi

Il curriculum criminale di Romeo dà atto di precedenti che risalgono a più di cinquant'anni fa e lo descrive come specializzato in reati contro il patrimonio, in particolare furti di auto. Le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, acquisite dai militari e agli atti dell'indagine sull'omicidio Giuliano, lo hanno inserito negli anni Ottanta in una batteria di rapinatori di cui avrebbero fatto parte all'epoca anche il fratello Giuseppe e Vittorio Boiocchi, il capo della Curva Nord dell'Inter ucciso sotto casa in via Fratelli Zanzottera la sera del 30 ottobre 2022 da due sicari in motocicletta non ancora identificati.

Il colpo del secolo da Damiani

Romeo fu anche arrestato dagli agenti della Squadra mobile nel dicembre 2008 come componente della banda che dieci mesi prima aveva svaligiato Casa Damiani in corso Magenta, scavando un tunnel in un palazzo adiacente, legando i dipendenti e scappando con gioielli per un valore complessivo di 16 milioni di euro. In quel caso, le indagini avevano accertato il ruolo decisivo di Romeo nel reperire i mezzi utilizzati dal gruppo di rapinatori per il colpo e per la fuga.