NICOLA PALMA
Cronaca

Il movente dell’omicidio di Basiglio? “L’imprenditore ammazzato perché non voleva comprare le pellicce rubate”

La ricostruzione dell’uccisione di Giuseppe Giuliano da parte di Francesco Romeo nelle parole dell’autista del killer: “È sceso dall’auto, gli ha sparato, ed è risalito”

I carabinieri sulla scena del delitto in cui è stato ucciso Giuseppe Giuliano (nel riquadro)

I carabinieri sulla scena del delitto in cui è stato ucciso Giuseppe Giuliano (nel riquadro)

"Ha sparato Francesco Romeo. É stata una ripicca perché Romeo aveva rubato delle pellicce, che hanno offerto a Giuliano. Dapprima le voleva per rivenderle, poi Giuliano non le ha più volute e Romeo si è vendicato. Le pellicce erano state rubate nel 2018 da Francesco Romeo, forse insieme ad altre persone. Questa vicenda mi è stata raccontata dallo stesso Romeo. Romeo voleva togliersi queste pellicce, voleva venderle per 30-40mila euro. Giuliano ha rifiutato e Romeo si è voluto vendicare". Ecco il movente del delitto di Basiglio, almeno stando alle spontanee dichiarazioni messe a verbale dal sessantunenne Davide Milazzo, il complice del presunto esecutore materiale, nel corso di un interrogatorio con i carabinieri di via Moscova.

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Da precisare che gli accertamenti investigativi sulle ragioni che hanno spinto Francesco Romeo alias Franco il Catanese, pregiudicato di 74 anni, a uccidere l'imprenditore edile Giuseppe Giuliano con due colpi di pistola la mattina del 25 febbraio 2019 sono ancora in corso. La versione di Milazzo alias "Cipolla" è contenuta nel fermo di indiziato di delitto firmato dal pm Rosaria Stagnaro nella notte tra il 10 e l'11 luglio, che ha portato i due presunti killer a San Vittore con l'accusa di omicidio. 

La ricostruzione del raid killer

Stando a quanto emerge dal provvedimento della Procura, Milazzo, assistito dal suo legale, ha ricostruito sia le fasi che hanno preceduto il raid sia l'azione di fuoco, fornendo particolari che solo chi ha preso parte al blitz killer potrebbe conoscere. Ecco il racconto di quella mattina di sangue a Borgo Vione: "Giuliano era parcheggiato e parlava al telefono. Romeo gli ha sparato da dietro.

Il giorno dell'omicidio siamo partiti da Pieve Emanuele e siamo usciti a Milano 3; eravamo io e Romeo e basta. Teneva la pistola nel borsello. Non so chi aveva dato la pistola. L'aveva portata altre volte. Quel giorno abbiamo seguito la strada che porta a Cascina Vione: Giuliano era a bordo del furgone bianco, davanti al cancello del cantiere. Lui era solo che parlava al telefono. Romeo mi ha detto di fermarmi poco più avanti del furgone. Romeo è sceso e ha sparato. Poi è risalito in auto e abbiamo proseguito".

La fuga: “Scappa, scappa”

Dopo aver ucciso Giuliano, Romeo è tornato verso la Twingo rossa guidata da Milazzo: "Vedo Romeo prendere la pistola e sparare due o tre volte. Giuliano non si è accorto di niente. Poi Romeo è salito in auto e mi ha detto "scappa, scappa". Siamo arrivati a Milano 3 perché quella strada porta in quella zona. Poi da Milano 3 siamo andati sotto casa di Romeo, dove era parcheggiata la mia auto. Non so che pistola era".

Milazzo ha dato anche indicazioni sul luogo in cui è stata nascosta l'arma calibro 7.65 e ha raccontato di sentirsi minacciato dal settantaquattrenne, che in più occasioni lo avrebbe intimidito esplicitamente fino a presentarsi sul luogo di lavoro armato di coltello. Romeo è stato interrogato dal giudice per le indagini preliminari nella tarda mattinata di venerdì 12 luglio, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere.