ANNA GIORGI E NICOLA PALMA
Cronaca

Omicidio Bellocco, il silenzio del capo ultrà: “Beretta resti in cella o alimenterà la faida”

Scena muta di “Berro“ davanti al Gip che ha convalidato il fermo Ma ribadisce: “Partito solo un colpo. Lo “Zio“? Mi sono fatto un’idea...”. Collaborare con i pm? Per il difensore “al momento non è la sua strada”

7

Andrea Beretta subito dopo il delitto

Milano – Andrea Beretta, il capo della Curva Nord interista, resta in carcere con l’accusa di omicidio aggravato dall’aver violato la sorveglianza speciale e detenzione illegale di una pistola con matricola abrasa. Dopo averlo interrogato venerdì a Opera, ieri la gip Lorenza Pasquinelli ha depositato l’ordinanza di convalida del fermo, in cui ha spiegato che il carcere è l’unica misura idonea per lo storico esponente del tifo organizzato nerazzurro, accusato di aver ucciso a coltellate Antonio Bellocco: c’è il “serio e concreto pericolo”, la motivazione, che Beretta, se lasciato in libertà, “possa influenzare eventuali testimoni o trovare nuove occasioni per commettere altri delitti di matrice violenta per proseguire la faida che ha dato origine alla presente vicenda”.

Davanti al gip 

Il quarantanovenne si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha di fatto confermato quanto riferito ai pm Paolo Storari e Sara Ombra nelle dichiarazioni spontanee rese sull’assassinio dell’esponente dell’omonima famiglia di ’ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, condannato a 9 anni per associazione mafiosa e sempre più influente al secondo anello verde di San Siro.

Il colpo

“Non mi sono sparato da solo. Il colpo è stato esploso quando sono caduto dalla Smart. Un solo proiettile, perché l’arma era scarica visto che il caricatore era uscito durante la colluttazione”, ha spiegato Beretta. Nelle ore immediatamente successive al delitto, gli inquirenti avevano ipotizzato che “Berro” avesse simulato una legittima difesa, sparandosi alla gamba sinistra dopo aver ammazzato l’amico-rivale con 7-8 fendenti tra gola e petto. In realtà, molto probabilmente, il colpo calibro 9x21 è partito durante la colluttazione con Bellocco, nell’abitacolo della Smart bianca.

L’autopsia

Questa dinamica sarà comunque chiarita meglio domani, quando si svolgerà l’autopsia sul corpo del trentaseienne di San Ferdinando: saranno prelevate anche tracce di polvere da sparo per capire da chi sia partito il proiettile. Durante il primo interrogatorio, è stato introdotto con Beretta pure l’argomento Boiocchi, l’ex capo ultrà ucciso sotto casa la sera del 29 ottobre 2022 da due killer in motocicletta rimasti ancora senza volto. “Berro”, che dello “Zio” è stato braccio destro e “comandante in capo” e che da lui ha ereditato il potere al Meazza, ha però glissato: “Un’idea me la sono fatta, lui aveva tanti interessi. Ma io di questo non parlo”. “E non ne parlerà nemmeno in futuro”, ha spiegato l’avvocato Mirko Perlino.

La strada 

Il suo legale, ad oggi, esclude che Beretta possa “collaborare” nel senso sperato dai pm. A chi dice che quella è per il quarantanovenne l’unica strada per proteggere la famiglia da eventuali ritorsioni del clan a cui apparteneva la vittima, l’avvocato risponde: “Non so se è l’unica strada, ma al momento non mi pare sia la sua. È un’ipotesi fatta da qualcuno, come se ne fanno sempre tante, ma al momento è priva di alcun fondamento”.

I proiettili

Il legale scioglie anche i dubbi sui due proiettili: “Sono solo suggestioni, il proiettile è uno solo: un testimone dice di aver sentito due spari, ma lo sparo è stato uno solo, l’altro era un rumore simile che assomigliava a uno sparo, indotto dalla colluttazione”. In ogni caso, pure questo dettaglio sarà approfondito durante l’esame del cadavere. Beretta, “indole violenta” e una sfilza di precedenti penali, potrebbe essersi ferito all’anca mentre impugnava l’arma, cercando di sparare a Bellocco; poi, caduto a terra il caricatore, l’avrebbe accoltellato.

La nota della famiglia 

Intanto, ieri la famiglia Bellocco ha affidato a una nota diramata dal legale di fiducia Giacomo Iaria “la propria amarezza, unita al forte dolore, circa il costante riferimento da parte dei media al vincolo di parentela della vittima con soggetti in passato condannati per associazione mafiosa”. Nel comunicato, si legge ancora che la madre del trentaseienne Aurora Spanò (reclusa al 41 bis) e i suoi fratelli “si affidano all’iter giudiziario che seguirà a tale grave fatto delittuoso, confidando nell’operato della magistratura e attivandosi attraverso tutti gli strumenti legali consentiti per tutelare la figura di un giovane al quale, per ragioni oggi sconosciute o non definitivamente accertate, è stato sottratto per sempre il suo ruolo di padre e marito del suo nuovo nucleo familiare”.