MILANO – Andrea Beretta si è pentito. L’ex capo della Curva Nord dell’Inter ha rotto gli indugi e ha deciso di collaborare con la giustizia e di svelare tutto quello che sa sulle dinamiche criminali che per anni hanno contaminato il secondo anello verde di San Siro. Che Beretta stesse per “saltare il fosso” si mormorava da giorni, anche su quegli stessi spalti che lo hanno visto re incontrastato (anche a distanza). Ora, però, arrivano conferme a quelle indiscrezioni: il quarantanovenne è stato trasferito da San Vittore in un altro penitenziario del Centro Italia e ha cambiato legale di fiducia, dopo aver accettato di rivelare i segreti di cui è a conoscenza ai pm della Dda Sara Ombra e Paolo Storari. Inutile nascondere che il pentimento di Beretta potrebbe aiutare gli investigatori anche a risolvere uno dei pochi omicidi ancora senza colpevoli degli ultimi anni: quello di Vittorio Boiocchi, assassinato la sera del 29 ottobre 2022 sotto casa in via Fratelli Zanzottera. Lo Zio, tornato di prepotenza a guidare gli ultrà interisti dopo un quarto di secolo trascorso dietro le sbarre, è stato ucciso a colpi di pistola da due sicari senza nome.
Il motivo? Non è mai stato chiarito. Di certo, si sa chi prese il potere dopo la sua morte. Beretta sparì nei giorni immediatamente successivi, bruciò il cellulare nel microonde e si rese protagonista di un misterioso viaggio-lampo a Pietrelcina, durato lo spazio di una notte. Al ritorno a Milano, spalleggiò la prorompente ascesa di Antonio Bellocco, rampollo della famiglia di ’ndrangheta di Rosarno condannato per associazione mafiosa, che in poche settimane si liberò della concorrenza degli Irriducibili e si prese la Nord, in coabitazione proprio con lui e con il frontman Marco Ferdico.
Un triumvirato che ha governato senza apparenti frizioni fino alla prima metà del 2024, quando Bellocco ha cominciato a sospettare che il Berro facesse la cresta sul merchandising (stessa accusa che un paio di anni prima gli aveva mosso pure Boiocchi). Da qui, hanno ricostruito le indagini della Squadra mobile, è nato il piano di Bellocco per assassinare l’amico-rivale. Peccato che qualcuno abbia spifferato in anticipo a Beretta quello che “Totò u Nanu” aveva in serbo per lui, mettendolo in guardia su un’imminente imboscata.
La mattina del 4 settembre, è andato in scena il faccia a faccia tra i due nel parcheggio della palestra Testudo di Cernusco sul Naviglio: Berro ha affrontato Bellocco nella sua Smart e gli ha puntato contro la pistola che si portava dietro da qualche giorno per difendersi da eventuali attacchi; quando l’altro è riuscito a disarmarlo, il quarantanovenne gli è saltato addosso, ha tirato fuori il coltello che teneva in tasca e l’ha colpito, senza lasciargli scampo, alla gola e al cuore.
Arrestato in flagranza dai carabinieri, Beretta si è visto notificare qualche settimana dopo a Opera l’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione “Doppia Curva” che lo accusa di essere stato al vertice dell’associazione a delinquere che aveva preso possesso del secondo anello verde del Meazza, anche per favorire la ’ndrina dei Bellocco. Ora il Berro ha deciso di collaborare, dopo un decisivo confronto con i magistrati della Dda a San Vittore. E di accendere una luce su quelle trame oscure di cui è stato a lungo attore protagonista.