NICOLA PALMA
Cronaca

Chi è Daniel D’Alessandro ‘Bellebuono’, sicario di Boiocchi: il soprannome da Gomorra, il numero 17 e la lacrima sul viso

Guerra tra capi ultras Inter a Milano, l’omicidio dello Zio Vittorio ordinato da Andrea Beretta: D’Alessandro era il tuttofare di Marco Ferdico. La “latitanza preventiva” in Bulgaria. Il numero 17 tatuato sulla tempia un omaggio a Emanuele Sibillo, capo della “paranza dei bambini”

Vittorio Boiocchi, il capo ultrà dell'Inter ucciso a Figino

Vittorio Boiocchi, il capo ultrà dell'Inter ucciso a Figino

Milano – “La porto a Marco ed era presente Marco e Bellebuono”. Andrea Beretta sta parlando ai magistrati della Dda della pistola da usare per l’omicidio di Vittorio Boiocchi: d’un tratto inserisce un nuovo personaggio nel romanzo criminale della Nord. Il pm Paolo Storari glielo fa notare:Bellebuono, mi perdoni, come s’inserisce in questa vicenda? Cioè, compare improvvisamente?”. Il collaboratore di giustizia risponde: “Bellebuono diciamo che faceva parte... è un amico di Marco e faceva parte della... sapevo che c’era della fiducia nei suoi confronti, no? Faceva... era il tuttofare di Marco diciamo Bellebuono, no? Perciò non mi sono preoccupato, perché l’avevo già... l’avevo già conosciuto”. È in quel momento che Berro tira in ballo Daniel D’Alessandro, ventinovenne monzese accusato di aver esploso i due colpi di Luger 9x19 che la sera del 29 ottobre 2022 hanno freddato lo Zio sotto casa in via Fratelli Zanzottera.

La fuga a Sveti Vlas in Bulgaria

Gli investigatori della Squadra mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia, lo hanno rintracciato venerdì mattina a Sveti Vlas, località balneare sulla costa bulgara del Mar Nero: lì si era rifugiato da circa un mese, forse temendo che le confessioni di Beretta potessero incastrarlo come uno dei sicari di Figino. Era molto accorto nei movimenti e nelle comunicazioni coi familiari, usava solo reti pubbliche per non rischiare di essere intercettato.

Ancora da estradare, è l’unico che deve ancora presentarsi davanti al gip per l’interrogatorio: gli altri cinque arrestati dell’ultima tranche dell’operazione sulle curve criminali si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Lo Stato dell’Est Europa che il ventinovenne aveva scelto per una sorta di “latitanza preventiva” ricorda uno dei personaggi cult della serie tv Gomorra: anche Ciro Di Marzio alias “Immortale” si autoesiliò da quelle parti dopo aver assassinato Pietro Savastano. A ben guardare, non è l’unico dettaglio che lega D’Alessandro alla fiction: basti dire che ha scelto come soprannome Bellebuono, fedelissimo di Sangue Blu.

I tattoo e la paranza dei bambini

Non è finita. Sì, perché il brianzolo s’è fatto tatuare sulla tempia destra il “17”. Cosa significa? È un omaggio a Emanuele Sibillo, il capo della “paranza dei bambini” di Forcella assassinato nel 2015. Prima di morire, il ventenne era per tutti “ES17”: “E” come Emanuele, “S” come “Sibillo” e “17” come la diciassettesima lettera dell’alfabeto (la “S”). Segni sul volto dal significato ben preciso. Come quello che a un certo punto compare sullo zigomo sinistro di D’Alessandro e che nella simbologia malavitosa vuol dire solo una cosa. “La lacrima è sinonimo di chi uccide, no? Avevo visto questo tatuaggio e avevo percepito che era successo qualcosa, che avevano cambiato i piani, e a fare fuoco è stato Bellebuono”, racconta Beretta. Sì, perché inizialmente l’idea era un’altra: il killer designato era il suocero di Marco Ferdico, Andrea Pietro Simoncini. Poi, però, una caduta imprevista nel tragitto verso l’abitazione di Boiocchi ha innescato un cambio di ruoli: il quarantunenne si è messo alla guida del Gilera, mentre D’Alessandro, stando alla ricostruzione della Procura, si è parato davanti allo Zio e l’ha ucciso, per poi risalire a bordo del motorino.

I riscontri: il patto Bellocco-Beretta-Ferdico

I riscontri della polizia hanno confermato: in una foto scattata il 22 ottobre 2022, a una settimana dal raid, il segno nero sotto l’occhio non c’era; la “macchia” è stata invece immortalata in un’istantanea del 18 dicembre 2023. All’epoca, regnava al secondo anello verde il triumvirato Bellocco-Beretta-Ferdico. Un’alleanza irrimediabilmente incrinata dai sospetti del rampollo di ’ndrangheta nei confronti di Berro sulla spartizione degli introiti del merchandising. Il 27 luglio, il quarantanovenne di Cernusco sul Naviglio viene convocato a casa di Totò ’u Nanu: all’incontro nel box, durante il quale Beretta viene apertamente minacciato, partecipa pure Bellebuono. Il piano di Bellocco prevede che l’ormai ex socio sia attirato in una trappola, stordito e ucciso. Il bersaglio designato lo scopre in tempo. E il 4 settembre è lui ad anticipare il calabrese di Rosarno, accoltellandolo per 49 volte.