Ergastolo al presunto "palo" degli assassini di Dum Dum. Ieri la Corte d’Assise ha condannato al carcere a vita il quarantaseienne Benedetto Marino, accusato di aver garantito "una celere e sicura via di fuga" a uno dei killer (non ancora identificati) di Paolo Salvaggio, l’ex broker della droga legato ai Papalia e con contatti con fornitori sudamericani e trafficanti albanesi e balcanici ucciso a colpi di pistola l’11 ottobre 2021 a Buccinasco. I giudici hanno accolto la richiesta dei pm della Dda Gianluca Prisco e Sara Ombra; le motivazioni del verdetto arriveranno tra sessanta giorni. In aula, Marino si è professato innocente, spiegando che quel giorno si trovava in zona per acquistare droga e che l’uomo salito a bordo della Peugeot 3008 che lui guidava era il suo pusher di fiducia (di cui non conosceva il nome e il cui contatto aveva salvato come "Bello" sul telefono criptato poi buttato dal fratello). Salvaggio, all’epoca ai domiciliari per scontare una condanna con fine pena 2031 e con una gravissima patologia che lo avrebbe stroncato di lì a pochi mesi, poteva uscire solo tra le 10 e le 12: i sicari, a bordo di uno scooter XMax con targa clonata, lo intercettarono appena fuori di casa, e quello seduto dietro sparò quattro colpi calibro 7.65 con una semiautomatica. Tre andarono a segno tra torace, schiena e volto.
Nei giorni immediatamente successivi al delitto, gli specialisti della Omicidi del Nucleo investigativo di via Moscova, guidati dal colonnello Antonio Coppola, hanno avviato un pedinamento virtuale del motorino ripreso dalle telecamere (rubato tre mesi prima in zona corso Como), tracciandone i movimenti fino in via San Giusto, dove fu poi ritrovato il 5 aprile 2022. A 90 metri da lì, è stato trovato pure un guanto sinistro marca Dexter con dorso rosso e palmo nero, identico a quello del conducente; i Ris hanno rilevato una "particella peculiare dello sparo" sulla superficie esterna. Gli stessi filmati hanno permesso di individuare la Peugeot usata da uno dei sicari per allontanarsi dal luogo dell’agguato. Chi c’era al volante? Marino, secondo le accuse. Il 7 ottobre 2022, la sua compagna è stata convocata in caserma dai militari per chiederle della 3008 intestata alla figlia e se tra giugno 2021 e gennaio 2022 l’avesse prestata a qualcuno. Poi alla donna, all’oscuro del motivo delle domande, è stato mostrato un filmato ripreso da una telecamera di via San Giusto (senza riferimenti sul periodo temporale) in cui si vedeva un uomo che scendeva dall’auto. Lei non ha avuto esitazioni: "Si, è il mio compagno Benedetto Marino. Anche se non si vede bene in viso, riconosco senza dubbio le fattezze del mio compagno anche dal vestiario". L’avvocato Davide Montani, che difende il quarantaseienne, ha annunciato che impugnerà la sentenza: "Ci sono troppe incongruenze a cui non è stata fornita risposta: questo non è ammissibile".