ANNA GIORGI
Cronaca

Omicidio di Manuel Mastrapasqua, iniziato il processo a Daniele Rezza. Vittima e killer, due famiglie contro

I parenti del ragazzo ucciso a Rozzano: “Incubo infinito”. Quelli dell’assassino: “Noi, minacciati”. Ma il giudice decide di celebrare il processo a porte aperte

Daniele Rezza, vent’anni, sotto processo per avere ucciso Manuel Mastrapasqua, 31 anni, lo scorso 10 ottobre a Rozzano

Daniele Rezza, vent’anni, sotto processo per avere ucciso Manuel Mastrapasqua, 31 anni, lo scorso 10 ottobre a Rozzano

Milano – Sarà un processo breve e, forse, non privo di tensioni fra le due famiglie, quello iniziato in Corte d’Assise questa mattina, a carico di Daniele Rezza, il ventenne che ha confessato l’omicidio di Manuel Mastrapasqua, 31 anni, ucciso con una coltellata al petto nella notte tra il 10 e l’11 ottobre scorso, a Rozzano, per un paio di cuffie wireless da 14 euro. Manuel stava tornando a casa dopo il turno di lavoro da magazziniere al supermercato Carrefour di via Farini, a notte fonda. Erano le 2.45 stava chattando con la fidanzata Ginevra, quando l’assassino lo ha aggredito.

MANUEL MASTRAPASQUA DANIELE REZZA
Manuel Mastrapasqua e Daniele Rezza

La dinamica

La dinamica è stata ripresa dalle telecamere che inquadrano Rezza in via Trento mentre, vestito di nero e con un cappellino bianco in testa, cammina “con un coltello nella mano destra”, che poi “nel prosieguo delle immagini occulta tra i pantaloni e il giubbotto”, pochi minuti prima dell’aggressione consumata incrociando casualmente Mastrapasqua, che proveniva dalla direzione opposta.

Giudizio immediato

Via libera alla richiesta di giudizio immediato formulata dalla pm Letizia Mocciaro. In aula, Rezza, in carcere da sei mesi con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato anche dai futili motivi e rapina, non c’era. Erano presenti, invece, i familiari di Mastrapasqua, la mamma Angela, la sorella Marika, la fidanzata Ginevra. “Mi sono tatuata il nome di Manuel perché resti con me per sempre – ha detto la fidanzata –. Impossibile per me dimenticare quella notte, in cui tutto è finito mentre era al telefono con lui. Un incubo”. Per la mamma Angela e la sorella, parla l’avvocata di parte civile Roberta Minotti: “Stanno molto male, Manuele era il figlio grande, aiutava tanto la mamma, anche economicamente”.

Porte aperte

La giudice Antonella Beroja ha deciso di procedere a porte aperte, non accettando la richiesta della difesa di Rezza, avvocato Davide Natali, di chiudere al pubblico per le minacce ai genitori dell’imputato, ricevute dopo alcune storie sui social postate dalla sorella della vittima. In particolare la sorella di Manuel, Marika, aveva scritto sui social “nessuna pietà per Rezza”, un post che poi aveva cancellato, ma sufficiente a far partire le minacce di morte alla famiglia dell’assassino. La giudice Bertoja ha spiegato che “allo stato il clima non è concretamente pericoloso per l’imputato e per i sui genitori. Se dovessero esserci – ha detto –, anche tramite social, manifestazioni di intemperanza o minacce, il procedimento procederà a porte chiuse”.

La difesa

La difesa ha poi chiesto di acquisire tutti gli atti, rinunciando a presentare la propria lista testi. Una mossa che, da un lato, ridurrà i tempi del processo e dall’altro potrebbe contribuire al riconoscimento delle attenuanti generiche per Rezza che, fra l’altro, da mesi ha chiesto di poter accedere al percorso di giustizia riparativa. Si torna in aula l’11 giugno quando saranno sentiti, oltre a un operante di pg, i tre testimoni della parte civile: due amici di Manuel e il pastore della chiesa evangelica che il ragazzo frequentava.