STEFANIA TOTARO
Cronaca

Omicidio di via Marx Quindici anni per Diana

L’appello riduce la pena al 58enne accusato dell’assassinio di Federico Megna

di Stefania Totaro

Confermata in appello, ma con lo sconto di cinque anni, la condanna per il killer di Federico Megna. La Corte di Assise di Appello di Milano ha stabilito la pena di 15 anni di reclusione per omicidio preterintenzionale, lesioni personali e rissa, aggravati dall’uso dell’arma, a carico di Calogero Diana detto Lillo. Il 59enne titolare di una ditta di autodemolizioni a Sesto San Giovannie doveva rispondere della a morte del 48enne accoltellato all’addome nel giugno del 2018, durante una rissa davanti ad un bar in via Marx, sempre a Sesto, dove erano stati colpiti da fendenti alla schiena e alla coscia anche due fratelli di 38 e 41 anni. Per l’imputato, con diversi precedenti penali e detenuto in carcere per questa vicenda, il pm della Procura di Monza Alessandro Pepè aveva chiesto la condanna a 22 anni di reclusione per omicidio volontario. Secondo la pubblica accusa, Calogero Diana aveva voluto uccidere il 48enne, che aveva fatto da “vendicatore“ per i due fratelli suoi amici, offesi dall’imputato la sera precedente mentre si trovavano al bar. Il 58enne sosteneva invece di avere agito per legittima difesa per disarmare il contendente, che aveva portato con sè il coltello e che insieme agli altri due complici l’aveva aggredito. Aveva chiesto invece l’assoluzione dalle accuse di omicidio volontario e lesioni personali aggravati il difensore di Lillo Diana, l’avvocato Angelo Pagliarello.

"Calogero Diana ha ben spiegato come sono andate le cose - aveva sostenuto l’avvocato - anzi ha ricostruito la dinamica del fatto con dovizia di particolari, anche se ancora scioccato per quanto accaduto perchè mai avrebbe pensato che Megna fosse morto".

Una circostanza accolta dai giudici della Corte di Assise di Monza, che l’aveva condannato a 20 anni di reclusione. Ai parenti della vittima che si sono costituiti parti civili al processo, con gli avvocati Roberta Minotti e Mattia Carminati, confermato in appello il diritto ad ottenere un risarcimento dei danni.