MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Faccia a faccia con il ladro prima dell'omicidio in villa a Milano. “Era scalzo, scalava il nostro palazzo arrampicato a un tubo del gas”

Inchiesta sul delitto in via Randaccio. Il 28enne gambiano Dawda Bandeh e il tentativo di furto all'alba di Pasqua in via Melchiorre Gioia. La portinaia Rita: “Sembrava triste, la testa incassata nelle spalle”

Faccia a faccia con il ladro prima dell'omicidio in villa a Milano. “Era scalzo, scalava il nostro palazzo arrampicato a un tubo del gas”

Milano – “Sono stata svegliata all’alba, la domenica di Pasqua, da un inquilino del sesto piano che si è trovato faccia a faccia con un intruso sul balcone. Io gli ho detto di chiamare subito il 112”. Comincia così il racconto della signora Rita L., custode nel palazzo di via Melchiorre Gioia che domenica è stato “scalato“ da Dawda Bandeh, il ventottenne gambiano che, stando alle accuse, ha poi assassinato proprio quel giorno il domestico filippino Angelito Acob Manansala nella villetta di via Randaccio, zona Arco della Pace.

Angelito Acob Manansala (a sinistra) ucciso da Dawda Bandeh, ventottenne gambiano (a destra)
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Prima di quella intrusione dal tragico epilogo, Bandeh aveva iniziato la sua giornata arrampicandosi appunto in uno stabile di via Gioia. “Davvero è lo stesso uomo che poi è stato arrestato per omicidio?”, domanda la signora Rita, che non aveva idea si trattasse della stessa persona. “Sono senza parole”. Riavvolge il filo e racconta “quella“ mattinata. “Il mio telefono ha squillato poco dopo le 5.30. Era un inquilino del sesto piano che mi cercava. Io ho risposto, lui mi ha subito detto che c’era un uomo, probabilmente un ladro, praticamente in casa sua. Non c’erano segni di effrazioni, quindi o la porta-finestra era socchiusa, o, vedendolo sul balcone, istintivamente ha girato la maniglia. Io l’ho invitato a chiamare subito il 112. Poi, insieme a mio marito, mi sono affacciata alla porta per vedere cosa stesse succedendo”.

La villa di via Randaccio dove è stato ucciso Angelito Acob Manansala  (Fasani)
La villa di via Randaccio dove è stato ucciso Angelito Acob Manansala  (Fasani)

Pochi secondi e ha visto un uomo: “Stava scendendo le scale e, man mano che raggiungeva i singoli piani, apriva le finestre collocate tra le rampe. Non so per quale motivo. Era scalzo”. Come Bandeh si è arrampicato fino al balcone del sesto piano? “Lo abbiamo ricostruito dopo: ha scavalcato il cancello del cortile, ha raggiunto la facciata (quella sul retro del condominio) e l’ha scalata mettendo i piedi scalzi sul tubo del gas”.

All’altezza del sesto piano – secondo quanto emerso in seguito, stava cercando di salire ancora –, i rumori hanno svegliato una donna, che è inquilina di un appartamento insieme al compagno. “Lei, inizialmente, nel dormiveglia, ha pensato che il fidanzato si fosse alzato. Ma poi, vedendolo nel letto, lo ha svegliato dicendogli che c’era qualcuno. A quel punto il compagno è andato a controllare e ha visto “l’ospite“ indesiderato. Non so dove fosse di preciso, se sul balcone o dentro casa. Sta di fatto che l’inquilino mi ha subito telefonato chiedendomi aiuto. Poi ha chiamato le forze dell’ordine e nel frattempo ha fatto uscire Bandeh dalla porta di casa. Io l’ho visto mentre scendeva le scale”. Il gambiano si è allontanato tranquillo dall’abitazione del sesto piano, senza aggredire nessuno e senza rubare nulla.

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La signora Rita racconta che, una volta arrivato al piano terra, è uscito tranquillamente dalla porta che si affaccia sul cortile. “Era mogio mogio, camminava lentamente e con la testa incassata nelle spalle, come se volesse nascondere il volto. Quindi ha raggiunto la cancellata, la stessa che aveva scavalcato pochi minuti prima per entrare, ed è uscito scavalcandola nuovamente. Poi si è dileguato. Erano quasi le 6 del mattino, io e mio marito non siamo più tornati a letto”.

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Nel frattempo, in via Melchiorre Gioia sono arrivati i carabinieri del Radiomobile: del ventottenne non c’era traccia ma i militari lo hanno individuato a poche centinaia di metri, in via Sammartini. Poi lo hanno riportato in via Gioia, dove è stato riconosciuto dai residenti che lo avevano visto. Quindi è stato accompagnato negli uffici della Caserma Montebello, dove – in assenza di effrazioni nel palazzo di via Gioia e non colto in flagranza di reato – è stato denunciato a piede libero per violazione di domicilio. Erano le 8.08 quando è uscito dalla caserma, a 300 metri da via Randaccio 8. Dalla villetta liberty che ha puntato e scelto come successiva meta. Dove Angelito Acob Manansala ha trovato la morte.