Milano, 16 dicembre 2023 – Fiorenza Rancilio si era confidata con un amico: gli aveva rivelato la sua preoccupazione per gli scatti d’ira del figlio e gli "episodi di aggressività" nei suoi confronti, mai denunciati alle forze dell’ordine.
È stato proprio quell’uomo, residente all’estero, a contattare i carabinieri della Compagnia Duomo poche ore dopo l’omicidio della settantatreenne, ereditiera della nota dinastia di immobiliaristi, per riferire lo sfogo della donna, poi messo nero su bianco anche in una mail.
I ricoveri al Policlinico
In quelle ore, gli investigatori stavano già acquisendo la documentazione medica sui conclamati disturbi mentali del trentacinquenne, affetto da schizofrenia, che nel 2014 era stato ricoverato per due settimane (dal 26 marzo all’8 aprile) nella Psichiatria del Policlinico; sette anni dopo, a fine 2021, aveva trascorso altri nove giorni (dal 6 al 14 dicembre) nello stesso reparto, per poi tornarci per altri due mesi a inizio 2023 (dal 14 gennaio al 21 marzo) e iniziare nel periodo successivo un percorso di cura in una comunità riabilitativa ad alta assistenza.
Mercoledì mattina, stando alle accuse, va in scena l’esplosione di violenza costata la vita a Fiorenza, colpita alla testa con un manubrio da palestra nel salone del super attico di via Crocefisso 6: l’ispezione del medico legale fissa l’ora del decesso attorno alle 7.30; il sopralluogo delle tute bianche della Sezione investigazioni scientifiche di via Moscova identifica l’arma del delitto in quel peso color porpora, positivo alla prova del luminol.
L’allarme alle 9.30
La prima a dare l’allarme è la governante, che alle 9.30 scende al piano terra, sede degli uffici delle società di famiglia, per dire che le porte dell’ascensore che porta al nono piano non si aprono e che la padrona di casa non risponde al cellulare. A quel punto, lo zio della donna avvisa il fratello di lei, che consiglia all’interlocutore di entrare subito nell’abitazione, "anche a costo di sfondare la porta", per accertarsi che sia "tutto ok":
"Ero preoccupato per i problemi psichiatrici di cui soffre mio nipote Guido", spiegherà poi ai militari guidati dal maggiore Gabriele Lombardo.
La scoperta del cadavere
Dopo vari tentativi di entrare nell’appartamento, lo zio della donna e un geometra della ditta riescono ad arrivarci passando da un balcone e aprendo con le chiavi il passaggio tra l’abitazione di Guido e quello della madre. "In salone – la testimonianza – trovavamo una coperta per terra, accanto a un tavolino, con dei piedi che uscivano dall’estremità. Decidevamo quindi di alzare la coperta, notando il corpo di Fiorenza riverso a terra, con della fuoriuscita di sangue". Il figlio è lì: "Girava intorno al corpo riferendo parole incomprensibili, farfugliando". Lo zio gli chiede se sia stato lui a fare del male alla madre, ma non ottiene risposta; poi gli dice di andare in camera da letto. Carabinieri e soccorritori lo troveranno disteso, stordito dalle benzodiazepine e incapace di fornire qualunque tipo di spiegazione ("Viva la libertà", l’unica frase senza senso).
L’interrogatorio in ospedale
L’uomo viene portato al Policlinico in stato confusionale, e in serata scatta il fermo per omicidio. Stamattina alle 11, Rancilio verrà interrogato dal giudice Giulio Fanales, chiamato a decidere sulla richiesta di convalida del provvedimento e di misura cautelare in carcere avanzata dal pm Ilaria Perinu, che disporrà a breve una consulenza tecnica psichiatrica per valutarne l’imputabilità.
Resta da capire se l’uomo sarà in grado o meno di rispondere alle domande e di ricostruire cosa sia accaduto tre giorni fa in cima al palazzo a due passi dalle Colonne di San Lorenzo.