Milano, 11 aprile 2024 – Si torna in aula, in Tribunale a Milano, per una nuova udienza a carico di Alessandro Impagnatiello, il barman reo confesso di aver ucciso la fidanzata Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, lo scorso 27 maggio nella loro abitazione a Senago, nel Milanese. Oggi in aula saranno ascoltati cinque testimoni dell’accusa, tra cui un’amica della vittima.
E in vista dell’appuntamento in Tribunale, la famiglia della vittima grida ancora una volta giustizia sui social, con messaggi, fotografie e video. La mamma di Giulia, Loredana Femiano ha pubblicato uno scatto che immortala sua figlia con il pancione e accanto la scritta #giustiziapergiuliaethiago, come sottofondo la canzone di Arisa ‘Meraviglioso amore mio’. Papà Franco ha invece scelto una fotografia con Giulia al tramonto accompagnata dalla musica di ‘Per sempre’, di Ligabue e dalla didascalia: “Con il sorriso e la bontà di animo hai illuminato la vita di chi ti era vicino. Il tuo ricordo vivrà sempre nei nostri cuori, la tua luce continuerà a brillare nel cielo e il vento ci porterà il tuo profumo. Giulia, chiederemo giustizia per voi senza mai arrenderci. Il vostro assassino deve marcire in galera”. Infine, il fratello della 29enne, Mario, in una storia Instagram ha postato diverse fotografie in bianco e nero di sua sorella e di loro due insieme.
Il delitto e l’autospia
La quinta udienza era stata dedicata ai dettagli del rinvenimento del cadavere, con le testimonianze dei medici legali, massimi esperti, Nicola Galante e Andrea Gentilomo, che hanno eseguito l’autopsia sul corpo. La vittima è stata sorpresa alle spalle, accoltellata 37 volte, 24 delle quali inferte con forza e rabbia in zona cervicale: collo, gola, testa, in parte viso, quando la futura mamma, colta di sorpresa, ha tentato di girarsi. La ferita profonda alla laringe le ha impedito di urlare. Particolare accanimento sul viso e sulla gola con la recisione netta della carotide, le altre coltellate sono state inferte alla zona polmonare e toracica. Nessuna ferita sulla pancia, e nemmeno, da difesa, sulle mani o sugli avambracci. Le lesioni mortali sono state due in particolare, una alla carotide destra e una alla vena succlavia sinistra. La morte del feto è stata, quindi, successiva alla morte della madre e determinata da una "insufficienza vascolare provocata dall’emorragia materna". ll tossicologo Mauro Minoli ha, invece, parlato dell’avvelenamento: "Sul cadavere di Giulia è stata rilevata traccia del topicida Bromadiolone. Nel fegato era 30 volte superiore a quella trovata negli organi del piccolo Thiago. Quel tipo di topicida non ha effetto mortale immediato, inibisce la coagulazione del sangue quindi, assunto in grosse quantità, nel tempo, porta a emorragie gastriche e intestinali. Questo tipo di topicida ha un sapore molto amaro, disgustoso, un sapore artificialmente introdotto, per evitare l’assunzione umana accidentale". E ha precisato: "La somministrazione proseguiva da almeno due mesi, con un grosso incremento negli ultimi venti giorni". Infine, ha aggiunto il tossicologo: "il cadavere prima di essere bruciato è stato in buona parte cosparso di benzina, alcol e acetone per unghie, usati come acceleratori delle fiamme".