MASSIMILIANO SAGGESE
Cronaca

Omicidio Giuliano, un cold case che attende verità. La pista degli appalti

Basiglio, ancora senza colpevoli l’agguato di due anni fa all’imprenditore edile che si era aggiudicato lavori per 5 milioni

Giuliano fu ucciso davanti al cantiere dove erano iniziati i lavori per il recupero della

Giuliano fu ucciso davanti al cantiere dove erano iniziati i lavori per il recupero della

Basiglio, 22 febbraio 2021 - Il 25 febbraio saranno trascorsi due anni esatti dall’omicidio di Giuseppe Giuliano, parrucchiere rozzanese diventato imprenditore edile, ammazzato in un agguato davanti all’ingresso del cantiere di Cascina Vione, dove erano iniziati i lavori per uno dei lotti del recupero della storica cascina trasformata in un villaggio residenziale. Un cold case che resta tale per il momento. Unica cosa che ormai appare certa è che gli autori dell’agguato erano dei professionisti del mestiere che avevano pianificato l’omicidio e studiato la vittima, portando a termine il piano con una organizzazione precisa tanto da ricordare quelle di stampo mafioso. Nei giorni scorsi le attività nel cantiere sono riprese, ma solo per ultimare i lavori di rimozione di alcuni macchinari e non per realizzazione dell’ultimo lotto delle abitazioni di lusso che sorgeranno a ridosso di Basiglio.

I cartelli della ditta appaltatrice dei lavori per un valore di circa 5 milioni di euro, Edil Italia di Giuseppe Giuliano, sono stati rimossi e sul cancello d’ingresso al cantiere resta un mazzo di fiori secchi a ricordo di Giuliano e nessun’altra indicazione. Sul fronte delle indagini tutte le piste seguite sono finite in vicoli ciechi, anche se resta prevalente quella relativa agli appalti. Dalle indagini sono emersi una serie di elementi che hanno evidenziato la professionalità nel compiere l’agguato e che ad agire non è stato un killer solitario. Le telecamere lungo la strada che quotidianamente percorreva Giuliano per raggiungere il cantiere erano state manomesse, rivolte al cielo, e vandalizzate alcuni giorni prima dell’omicidio così come quelle lungo il percorso di fuga dei killer, ossia lungo le strade che portano a Milano 3 e poi a Rozzano. E ancora anomalo appare il fatto che la stessa sera dell’agguato nessuna telecamere in territorio di Rozzano abbia ripreso il percorso del mezzo adoperato dai killer e poi dato alle fiamme. Una Renault Twingo distrutta dal rogo intorno alle 22 in via 8 ottobre a Rozzano Vecchio. Un mezzo di proprietà di un imprenditore di Pieve Emanuele, rubato giorni prima.

Le indagini hanno appurato che Giuseppe Giuliano era stato seguito nei giorni precedenti l’omicidio dalla Renault Twingo, come provano alcune immagini, le poche recuperate a Basiglio, che hanno ripreso il mezzo che seguiva il furgone Doblò bianco sul quale viaggiava Giuliano e intestato alla ditta della moglie. Sul mezzo ci sarebbero state almeno due persone che seguivano Giuliano, perdendolo solo durante la sosta al bar per un caffè. Le piste finora seguite, ossia quella relativa ai familiari e conoscenti non hanno avuto riscontro, e così anche quella di ex colleghi e lavoratori. Giuliano era stimato e non aveva problemi nemmeno con la concorrenza.