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Litigi continui. Scontri verbali e minacce. Uno stillicidio che avrebbe portato "all’esasperazione" il settantaduenne Rocco Sallicandro, che l’altra sera ha ucciso a colpi di pistola il pregiudicato trentaquattrenne Francesco Spadone. È stato lo stesso pensionato, interrogato dal pm Gianluca Prisco, a spiegare dal suo punto di vista il contesto all’interno del quale sarebbe maturato il raid letale: l’uomo, difeso dall’avvocato Giuseppe Frojo, si è assunto la responsabilità di quanto accaduto, dicendosi rammaricato per la sofferenza arrecata alla famiglia del vicino di casa. Tuttavia, ha aggiunto, dietro quel gesto estremo ci sarebbero anni di angherie subite: stando al suo racconto, Spadone lo rimproverava continuamente per i rumori che provenivano dalle tubature nella casa dei genitori ogni volta che apriva il rubinetto. In altre occasioni, il trentaquattrenne, che con Sallicandro condivideva la data di nascita (27 agosto), lo avrebbe minacciato di occupargli la casa, per poi darla ad alcuni amici. Quindi, il fastidio per la grigliata di pesce nel cortile condominiale di via Ovada 3 sarebbe stato solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso: Sallicandro è sceso armato di una pistola Grand power calibro 9x21 e ha sparato due colpi in aria per spingere Spadone e altri (che pare si fossero riuniti per ricordare un amico deceduto); quando il trentaquattrenne l’ha affrontato, il pensionato l’ha centrato al petto. A quel punto, gli amici del ferito si sono avventati sull’anziano: l’hanno disarmato e pestato con calci e pugni in testa. Poi si sono accorti che Spadone era a terra in un lago di sangue e l’hanno soccorso, caricandolo in auto e portandolo in ospedale. Una corsa vana.
All’arrivo dei carabinieri del Radiomobile e del Nucleo operativo della Compagnia Magenta, Sallicandro era seduto in cortile, con diverse ferite alla testa: portato all’Humanitas per essere medicato, è stato poi fermato per omicidio e trasferito a San Vittore. Dalla perquisizione dell’appartamento, un alloggio popolare Aler, è emerso che il settantaduenne, incensurato, si era costruito in casa una sorta di poligono di tiro, con sagome di legno forate in più punti. Da quanto risulta, Sallicandro deteneva regolarmente tre armi, compresa la Grand power scovata nella tarda serata di mercoledì in un locale comune del condominio. E le altre due? Al momento non sarebbero state ritrovate dagli investigatori: nell’appartamento non c’erano. Dove sono finite? È possibile, l’ipotesi, che il pensionato le abbia cedute in passato ad altre persone, senza registrare il passaggio. Intanto il suo legale ha già presentato ad Aler la richiesta di cambio alloggio: nel caso a Sallicandro dovessero essere concessi i domiciliari, vista anche l’età, sarebbe pericoloso per lui tornare in via Ovada 3.