di Stefania Totaro
La Corte di Assise di Monza scarcera uno degli imputati per l’omicidio dell’albanese murato 7 anni fa. Francesco Serio, 45enne residente a Muggiò, è tornato in libertà su decisione dei giudici monzesi, che hanno accolto la richiesta presentata dal suo difensore, l’avvocata Roberta Minotti.
La legale sosteneva che contro Serio fossero venuti a mancare i gravi indizi di colpevolezza per l’assassinio di Astrit Lamaj, scomparso improvvisamente a 42 anni nel gennaio 2013 e rinvenuto il 15 gennaio 2019 dentro un antico pozzo artesiano del residence in ristrutturazione “Villa degli occhi” a Senago. Perché al dibattimento, in corso nei suoi confronti per omicidio volontario premeditato e distruzione di cadavere e nei confronti di Cosimo Mazzola, 54enne di Cabiate nel Comasco solo per la seconda accusa, è già emerso dalle testimonianze del pentito che ha fatto emergere il “cold case”, il cugino Carmelo Arlotta e anche da quelle degli inquirenti, che Francesco Serio non ha partecipato alla fase del delitto. La Corte di Assise, come aveva già fatto per una prima istanza dell’avvocata, ha dichiarato prematuro esprimersi sui gravi indizi di colpevolezza perché il processo non è concluso, ma ha ritenuto di ritenere che non sussistano più in capo all’imputato, incensurato, le esigenze cautelari. Secondo la ricostruzione di Carmelo Arlotta, che dal carcere ha deciso di collaborare con la giustizia, l’albanese è stato attirato con la scusa di una compravendita di marijuana in un box di via Montegrappa a Muggiò, stordito e poi strangolato con un filo di nylon ed è stata Carmela Sciacchitano, 64 anni, siciliana residente a Genova, la mandante dell’assassinio di Astrit Lamaj, colpevole di avere interrotto la relazione sentimentale durata un anno con la donna e di essersene andato prelevando dalla casa della ex gioielli per 100mila euro.
Carmelina, così la chiamavano gli amici, avrebbe chiesto l’autorizzazione dei reggenti mafiosi di Riesi, il suo paese d’origine in provincia di Caltanissetta, a reclutare i sicari siciliani per l’esecuzione. Carmelo Arlotta, suo fratello Angelo e la Sciacchitano hanno scelto il processo abbreviato, che è stato celebrato davanti alla giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Monza Cristina Di Censo e che dovrebbe andare a sentenza il 26 novembre. Il pm della Procura di Monza Rosario Ferracane ha chiesto la condanna all’ergastolo per Angelo Arlotta, 30 anni di reclusione per la donna e 12 anni per il pentito.