ANNA GIORGI E NICOLA PALMA
Cronaca

Omicidio in panetteria a Milano, il film dell’esecuzione: cerca la pistola, poi torna e spara. Nell’audio il suono della morte

Ore 18.26, la telecamera condominiale riprende l’azione di Raffaele Mascia. Oggi la decisione sul carcere

Milano – L’orario della telecamera che presidia il cortile condominiale di piazzale Gambara 4 segna le 18.26 e 30 secondi di sabato scorso. La porta si spalanca, esce un ragazzo: indossa maglia e scarpe bianche e un paio di pantaloni neri. Scende un gradino, fa tre passi e ne apre un’altra di porta, di cui ha le chiavi: è quella di un locale che usa come appoggio per la notte, all’interno del laboratorio dove il padre prepara dolci e altri prodotti da forno. Passano poco più di tre minuti: il giovane percorre il tragitto al contrario e rientra nella panetteria di famiglia. Sono le 18.29 e 50 secondi. In quel momento, Raffaele Mascia, 22 anni da compiere il 10 maggio, ha già deciso: si è armato per uccidere il quarantanovenne ucraino Ivan Disar, che a suo dire lo avrebbe infastidito poco prima nello storico panificio a due passi dal Pio Albergo Trivulzio.

Alle 18.31 in punto, il microfono dell’occhio elettronico registra una serie di botti fortissimi in rapidissima successione. L’eco dell’androne amplifica il fragore dei colpi, che i clienti della vicina enoteca scambieranno per petardi. Invece sono sei spari: quattro proiettili calibro 38 centrano Disar all’addome, senza lasciargli scampo; gli altri due sono per il connazionale ventiseienne Pavlo Kioresko, che se la caverà dopo una delicata operazione al San Carlo. Tre secondi dopo la raffica, Mascia è già fuori: si sistema l’arma dietro la schiena e avanza senza fretta, salvo poi accelerare leggermente il passo per raggiungere il portone dello stabile. Alle 18.31 e 24 secondi è in strada: si guarda intorno per un attimo e si dirige senza esitazione verso destra. Anche perché a sinistra è già scattato l’allarme: la quarantottenne moldava che era in compagnia dei due ucraini sta urlando “Aiutatemi, aiutatemi”.

La telecamera continua a filmare quello che accade all’interno: il titolare del negozio sbuca nel cortile e chiama “Raffaele, Raffaele”, cercandolo pure nel laboratorio. Il figlio è già lontano: verrà bloccato due giorni dopo, poco prima di costituirsi al commissariato di Porta Genova. Ecco la sequenza choc del delitto di Gambara. Una sequenza-lampo, che dà l’idea della rapidità dell’azione di fuoco: il ventunenne ha agito in cinque minuti, usando una pistola non legalmente detenuta di cui si è sbarazzato (“Non la troverete mai”, ha garantito alla polizia). Nella tarda mattinata di ieri, Mascia, assistito dagli avvocati Valentina Camerino e Giuseppe Alessandro Pennisi, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip Luca Milani, nell’interrogatorio di convalida del fermo per omicidio, tentato omicidio e porto abusivo di arma.

Stamattina il giudice depositerà la decisione sul provvedimento e sulla misura cautelare da applicare al ragazzo; il pm Carlo Enea Parodi, che coordina l’indagine degli specialisti della Squadra mobile guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Domenico Balsamo, ha chiesto il carcere per i pericoli di fuga, reiterazione del reato e inquinamento probatorio. Lunedì, invece, il ventunenne, con due precedenti per detenzione di droga, aveva risposto ad alcune domande del pm, spiegando in sostanza di aver reagito alle parole e ai comportamenti provocatori di Disar, nonché a presunte minacce arrivate dal quarantanovenne e dall’amico; minacce di cui però non si trova traccia nella testimonianza della quarantottenne che ha assistito in diretta al raid killer. Nessuna risposta agli interrogativi sull’arma e sul luogo in cui l’ha buttata. La difesa punta a far cadere l’aggravante dei futili motivi e a valorizzare l’attenuante della provocazione. Su questi aspetti, decisivi in ottica processuale, tanto dipenderà dall’esito degli accertamenti ancora in corso per cercare di ricostruire con esattezza cosa sia davvero successo subito prima della sparatoria ed eventualmente nei giorni precedenti.