ANDREA GIANNI
Cronaca

Milano, operaio scomparso: "Omicidio impunito, chi ha visto parli"

L’appello del cognato di Magdi dopo la richiesta di archiviazione dell’indagine: lottiamo per la verità

L'egiziano Abdou Akl sparito il 2 agosto del 2017

Milano, 23 dicembre 2019 -  «Sono sicuro che qualcuno dentro la ditta ha visto ma non ha mai detto niente: è il momento di avere coraggio e di farsi avanti, prima che la scomparsa di Magdi venga archiviata”. Ahmed Elmowafi, operatore video laureato in Scienze politiche a Milano, lancia un appello e chiede di "conoscere la verità" sulla sorte del cognato, l’egiziano 60enne Ibrahim Abdou Abdou Akl, detto Magdi, sparito il 2 agosto 2017. La Procura di Milano, che aveva ipotizzato un omicidio con occultamento di cadavere commesso dal datore di lavoro dell’uomo a causa di contrasti per motivi economici, ha chiesto al gip l’archiviazione dell’inchiesta. Non sono emersi elementi sufficienti per portare a processo l’imprenditore, Daniele Carparelli, titolare con il padre di una azienda ortofrutticola in zona Corvetto. Del corpo, cercato anche con i cani molecolari, non sono state trovate tracce.

Con la richiesta di archiviazione l’indagine sembra essere arrivata al capolinea. “Sono deluso. A mia sorella (la moglie di Magdi, che vive in Egitto ndr) non l’ho ancora detto. Prima vorrei parlare con il pm Paolo Filippini, titolare dell’inchiesta. Durante l’ultimo incontro mi ha detto che hanno fatto tutto il possibile. Io sono convinto che sia così, ma non riesco a sopportare l’idea che un omicidio resti impunito. Sono stupito anche per il fatto che dalle telecamere non siano emersi elementi utili".

Siete convinti che non possa essersi trattato di un allontanamento volontario? "Magdi ha lavorato per 26 anni nella stessa ditta, non si è mai mosso da Milano se non per andare a trovare la moglie e i figli in Egitto. Mai una gita, la domenica la trascorreva a casa a cucinare piatti pronti per la settimana. Grazie al suo lavoro è riuscito a far studiare i figli. Il maggiore è magistrato in Egitto, la figlia si sta specializzando in giurisprudenza. Mi sembra davvero impossibile che sia andato via da un giorno all’altro, senza soldi e senza documenti. Purtroppo siamo convinti che sia stato aggredito nell’azienda dove lavorava e ucciso".

Quando lo ha visto per l’ultima volta? "Il 29 luglio 2017 l’ho incontrato e gli ho chiesto se il suo datore di lavoro gli facesse ancora fare gli straordinari. Lui ha detto di sì e io gli ho risposto: “Ti vuole fare qualcosa”. Mi aspettavo che succedesse qualcosa di brutto proprio perché, nonostante il contenzioso, il titolare dell’impresa lo faceva lavorare di più. Lui si è messo a ridere, poi abbiamo lasciato cadere l’argomento".

Le sembrava preoccupato? "Mi aveva raccontato di aver preso un pugno in faccia, che gli era stata lanciata addosso una cassetta di frutta. Aveva già vinto una causa contro di loro e l’atteggiamento aggressivo stava diventando un problema. Aveva espresso preoccupazione anche con i suoi coinquilini".

Se dovessero emergere elementi nuovi le indagini potrebbero riaprirsi. "Per questo chiediamo a chi era presente quel giorno in ditta di raccontare tutta la verità. Anche il consolato egiziano si sta muovendo e nel nostro Paese, dove un parente di Magdi è parlamentare, si è creata una mobilitazione. Noi vogliamo solo conoscere la verità e valuteremo se opporci formalmente all’archiviazione, chiedendo nuove indagini".