
L'egiziano Ibrahim Abdou Aki lavorava in un'azienda in zona Corvetto
Per la sua vicenda si mosse anche il console egiziano che volle incontrare il procuratore capo Francesco Greco. Ibrahim Abdou Aki, detto Magdi, svanì nel nulla cinque anni fa e non è mai più ricomparso, nemmeno cadavere. Il diplomatico temeva che l’Italia non si impegnasse nelle indagini come ritorsione per il caso del ricercatore Giulio Regeni ucciso in Egitto. In realtà sulla vicenda dell’operaio 60enne svanito nel nulla gli investigatori si erano dati da fare. E la procura aveva anche indagato per omicidio volontario il figlio 40enne del suo datore di lavoro, sospettato di essersi voluto liberare di quel dipendente troppo insistente. Sospetti, per l’appunto, ma non sufficienti per arrivare a un processo.
Magdi uscì dal suo appartamento di via Ravenna 14, come sempre alle 6 mattina, un giorno di inizio agosto 2017 e non fece più ritorno a casa lasciando lì dentro abiti, documenti, persino il bancomat. Fu il cognato a lanciare l’allarme qualche giorno dopo, con una denuncia di scomparsa che concluse mettendo a verbale le parole che Magdi gli aveva detto tempo prima: "Se mi succede quacosa tu sai chi è stato". Esclusa fin dall’inizio una possibile doppia vita di quell’uomo tutto casa e lavoro, che in Italia andava avanti da più di vent’anni, tutti i giorni a recuperare dai mercati rionali cassette di legno destinate ad essere aggiustate e rivendute. Il massimo della trasgressione che si concedeva, una volta alla settimana la mattina della domenica, era la spesa al supermercato dopo la sosta in un bar. Per il resto, solo l’obiettivo di spedire i 2mila euro del salario mensile in Egitto, per tornarci dopo la pensione a vivere finalmente da ricco. Fra l’altro nel suo Paese era tutt’altro che senza radici, potendo contare su un figlio magistrato, una moglie dipendente statale, un suocero presidente di tribunale, un parente deputato.
Il fatto è che Magdi, cinque anni fa, aveva finalmente smesso di lavorare e stava aspettando una bella liquidazione da 100mila euro. La sera del giorno in cui sparisce, l’egiziano è in fabbrica in via Fabio Massimo 35, zona Corvetto, intorno alle 19.30. L’unico altro presente a quell’ora in azienda è il figlio del titolare, stando alla traccia del suo telefono che poi resterà staccato fino alle 22. I pm Paolo Filippini e Leonardo Lesti si convincono che in quel lasso di tempo il 60enne sia stato ucciso e non trovano altra spiegazione se non quella che, come risulta, la liquidazione calcolata dall’azienda fosse molto più bassa di quella attesa (solo 25mila euro) e che questo possa aver fatto scattare l’ennesima protesta dell’operaio con conseguenze imprevedibili.
L’indagato però contesta la precisione dell’ora nella localizzazione del suo cellulare e indica una terza persona che quella sera sarebbe passata dal magazzino (che riesce però a dimostrare di non entrarci per niente). Gira e rigira, in pratica senza esiti le interecettazioni telefoniche seguite alla scomparsa di Magdi, resta quello strano periodo di oltre due ore in cui il cellulare dell’imprenditore indagato rimane spento proprio mentre l’egiziano scompare. Per la difesa è solo perché quel cellulare funzionava male, tanto che un altro era già stato comprato anche se poi era caduto rompendosi pure quello. Una coincidenza sfortunata.
Comunque sia, conclude la difesa, il movente dei soldi non esisterebbe perché sulla questione del Tfr in effetti c’era già un contenzioso con tanto di avvocati. Poi certo, la Procura ritiene significativa un’intercettazione telefonica dove un teste viene sollecitato dalla madre dell’indagato a tacere di uno scontro quasi fisico tra Magdi e l’imprenditore 40enne sempre per i noti motivi, ma è troppo poco. E lui replica che entrambi i genitori erano semplicemente preoccupati per le pressioni dell’indagine.
In Egitto, intanto, il caso della scomparsa di Ibrahim Abdou Abdou Akl aveva fatto discutere suscitando ansie e polemiche nei confronti dell’Italia. In tivù la conduttrice di una sorta di “Chi l’ha visto“ locale arrivò a paragonare la scomparsa del 60enne a quella di Regeni. La trasmissione gemella condotta invece da Federica Sciarelli dedicò a Magdi un servizio nel settembre del 2017, raccogliendo il grido d’aiuto dei familiari e degli amici che lo conoscevano e lo stimavano. Venne anche intervistato il titolare della ditta presso cui Abdou lavorava, il padre del giovane che in seguito sarebbe stato indagato per omicidio. Al microfono disse di aver pensato da subito che l’operaio fosse tornato in patria senza avvisare, sminuì il contenzioso sull’entità dellla liquidazione, giurò di non sapere cosa pensare della scomparsa. Da allora gli inquirenti hanno conservato in archivio un campione del Dna di Magdi, chissà se un giorno verrà utile.