CARLO D'ELIA
Cronaca

Orfani di femminicidio: "Ai figli reddito di cittadinanza"

Antonia Bianco uccisa dall’ex con uno spillone, la sorella Assunta che si prende cura di chi resta senza genitori: "Lo Stato ignora le vittime"

Assunta Bianco

Assunta Bianco

Milano, 7 novembre 2019 -  Un risarcimento per chi vittima lo è due volte: di un padre violento che uccide una madre e di uno Stato che, spesso, non sa tutelare una donna che ha denunciato maltrattamenti e stalking. «Una soluzione potrebbe essere un reddito di cittadinanza per gli orfani di femminicidio», è la proposta di Assunta Bianco, sorella minore di Antonia, la donna italoargentina uccisa il 13 febbraio 2012 a San Giuliano Milanese davanti all’abitazione dell’ex compagno. «Sono anni che attendiamo una legge per tutelare gli orfani di femminicidio e io non credo più alle promesse – dice Assunta Bianco che da tempo si batte per tutelare i diritti dei tre nipoti da sette anni senza madre –. Al Governo chiedo un provvedimento urgente, immediato, che risponda a un’esigenza concreta. Lo faccio per i miei nipoti e per chi vive il loro stesso dramma».

Antonia aveva solo 43 anni quando Carmine Buono, condannato in via definitiva all’ergastolo, l’ha colpita con una stilettata che le ha perforato il cuore non lasciandole scampo. Una tragedia che ha stravolto l’esistenza dei tre figli della donna (Maximiliano oggi 31enne, Florencia di 20 anni e il più piccolo Gabriele di 13 anni, quest’ultimo avuto da Antonia proprio con l’uomo che tanto aveva amato e che poi si è trasformato nel suo killer spietato). Da quell’uomo, nullatenente, condannato per omicidio, nessuno ha ottenuto un solo euro, nonostante il giudice abbia riconosciuto un risarcimento di 1,3 milioni di euro.

«Il killer di Antonia non ha nessun bene intestato a sé – spiega la sorella minore della vittima –. Da lui non abbiamo mai visto un euro, neanche per coprire le spese legali. I figli di Antonia hanno affrontato le difficoltà con le loro uniche forze, non è stato facile». Non li ha aiutati neanche la legge entrata in vigore da febbraio 2018, che per ora resta solo sulla carta perché mancano i decreti attuativi per renderla efficace. A pagare le conseguenze di delitti assurdi sono gli orfani di femminicidi. Due volte. Assistenza medica e psicologica, accesso al gratuito patrocinio, soldi per formazione e sostegno alla scuola, solo per citarne alcuni, restano per il momento solo delle belle intenzioni. Il Fondo per gli orfani dei crimini domestici è un salvadanaio vuoto.

«Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato di recente che sbloccherà quei fondi, ma io non credo più ai politici – attacca Assunta –. Mia nipote si è vista respingere la richiesta del reddito di cittadinanza, eppure non lavora e vive con mia madre. Allo Stato non è importato che fosse un’orfana di femminicidio, eppure quello stesso governo sa trovare risorse per immigrati e disoccupati. Io non voglio favoritismi, ma chiedo che lo Stato si assuma le sue responsabilità. Credo che un reddito di cittadinanza sia una giusta soluzione».

Per la famiglia di Antonia però la vicenda penale non è ancora chiusa. Con in mano la condanna di Buono, Assunta è determinata a chiedere un risarcimento allo Stato. Ma prima lancia un appello agli avvocati di tutta Italia. «È chiaro che la giustizia nel caso di Antonia non ha funzionato come doveva funzionare – sottolinea con rammarico Assunta Bianco –. Le sue denunce per i maltrattamenti e gli episodi di stalking subiti solo pochi mesi prima dell’omicidio proprio da Carmine Buono, non sono mai stati prese in seriamente in considerazione dalle forze dell’ordine. Mia sorella si sarebbe potuta salvare. Chiederò i danni allo Stato, ma ho bisogno di un avvocato coraggioso in grado di farsi carico di questa battaglia». © RIPRODUZIONE RISERVATA