Milano, 26 agosto 2021 - Il primo lavoratore in nero scavalca alle 3.30, in piena notte. Usando una bicicletta del bike sharing milanese come scaletta, in pochi istanti oltrepassa la recinzione dell’ortomercato di Milano, in un punto privo del filo spinato installato nel vano tentativo di evitare intrusioni. Dalle 3.45 alle 4 arrivano altri gruppi di ragazzi, quasi tutti di origine nordafricana, confondendosi fra camion e furgoni che entrano nel mercato ortofrutticolo più grande d’Italia, dove lavorano regolarmente circa duemila persone. Alcuni formano una “piramide umana“ per varcare la barriera alta tre metri, incuranti delle telecamere installate lungo il perimetro, evitando le pattuglie della polizia. Altri, per arrampicarsi, sfruttano pali o i pannelli montati per i manifesti elettorali. Una volta dentro l’area sanno dove andare. Sono reclutati da caporali e intermediari, spesso originari dello stesso Paese, che offrono lavoro in nero in cambio di una quota dei magri guadagni. Una notte a scaricare e caricare bancali di frutta e verdura per i grossisti, destinata a mercati e negozi, per 20-30 euro.
«Ci sono persone che lavorano per poco più di due euro l’ora – spiega Cristiano Nobili, operatore di presidio e delegato della Fit-Cisl – sono anni che denunciamo questo fenomeno, senza che vengano presi provvedimenti decisivi. Nelle quattro cooperative che lavorano all’ortomercato la situazione è regolare, grazie anche alle nostre battaglie, ma è difficile controllare quello che avviene fuori. Di notte qui succede di tutto". Violente risse che scoppiano all’improvviso, infortuni, richieste di denaro nei parcheggi. E c’è chi, scavalcando la recinzione, cade e si fa male. Lavoratori invisibili, spesso senza permesso di soggiorno, che ogni notte si spaccano la schiena per pochi euro.
«Ci sono giorni della settimana più remunerativi perché c’è maggiore movimento di merci – spiega uno di loro, marocchino, che chiede di rimanere anonimo – io per anni mi sono guadagnato da vivere così, ma questo sistema non va bene". Sogemi Spa, la società che per conto del Comune di Milano gestisce i mercati agroalimentari all’ingrosso, ha introdotto un sistema di badge e controlli agli ingressi, su auto e pedoni, per evitare accessi abusivi. Ma, ogni notte, decine di lavoratori entrano nell’area che si estende su 490mila metri quadrati alla periferia di Milano. Un mercato grande come una città, con le sue regole e le sue dinamiche, contrassegnato dalla mascotte di Expo che nel 2015 portò Milano sulla ribalta internazionale. Di giorno, quando l’area si svuota, restano le biciclette appoggiate alla recinzione, alla luce del sole, pronte per essere usate dopo il tramonto.