
Lo Ieo, Istituto Europeo Oncologico
Milano, 27 gennaio 2017 - I due big della sanità privata lombarda vogliono l’Istituto europeo di oncologia e il Centro cardiologico Monzino, gli ospedali creati da Umberto Veronesi morto da appena due mesi e mezzo. L’Humanitas di Gianfelice Rocca con base a Rozzano e il Gruppo San Donato guidato da Paolo Rotelli, figlio del fondatore Giuseppe, la settimana scorsa hanno fatto arrivare al cda dell’Ieo (che controlla anche il Monzino) un’«offerta congiunta». Advisor comune Rothschild, importo dell’operazione sui 300 milioni secondo i rumors finanziari. Il giornale Lettera43 inquadra l’operazione come un arrembaggio di Intesa contro Mediobanca nello scontro totale intorno a Generali.
Fatto sta che due banche, che convivono da vent’anni nell’azionariato di Ieo e Monzino, sono estranee a quelli di Humanitas e San Donato, grandi gruppi familiari. E la rarità è vedere due privati sanitari (anche se possessori di ospedali che di fatto lavorano come pubblici, a contratto con la Regione Lombardia), due competitor, che non si fanno la guerra per scalare un’eccellenza ma se la spartirebbero lealmente, con intenti scientifici prima che economici.
L'Humanitas, che ha un’oncologia d’eccellenza, vuole acquisire l’Istituto; il San Donato, che al Policlinico vanta il primo ospedale cardiologico d’Italia, vuole il Monzino. Gli obiettivi sono paralleli: costruire un polo della lotta al cancro e uno di ricerca e cura delle malattie cardiovascolari. Unire le forze per avere una massa critica - di scienziati, medici, pazienti, dunque capacità d’attrarre investimenti, produrre progetti di ricerca e cure all’avanguardia - che consenta alle due squadre di confrontarsi con istituzioni analoghe, che all’estero sono molto più grandi. «Papà ne sarebbe felice», è al contrario l’opinione della famiglia Veronesi riferita all’Adnkronos da Paolo, il figlio del Prof che ne ha raccolto l’eredità in sala operatoria e alla guida della Fondazione Veronesi.
Ma dell’Ieo, fondato da Veronesi nel 1994, e del Monzino acquisito nel 2000, i suoi eredi non hanno mezza quota. Fu il Prof a volerlo, insieme a Enrico Cuccia che raccolse i soldi dell’allora salotto del capitalismo italiano: un ospedale privato ma no profit. Gli utili finanziano la ricerca, ai venti soci - grandi aziende, assicurazioni, banche - non va un euro, e per trasformare Ieo/Monzino in profit, come sono i gruppi Rocca e Rotelli, bisognerebbe cambiare lo statuto. Ma è il cda - 16 membri - a decidere se vendere o no, come Ieo-Monzino ha ricordato in una nota: la proposta Humanitas/San Donato «non è stata né sollecitata, né concordata, né condivisa preventivamente col management e col consiglio di amministrazione, che si riserva ogni determinazione in merito». Il presidente Carlo Buora, l’ad Mauro Melis, i direttori scientifici Roberto Orecchia ed Elena Tremoli ieri sera hanno espresso il loro parere: tutti contrari, vogliono mantenere l’indipendenza.