FABIO FLORINDI
Cronaca

Quei padri separati finiti sul lastrico. Senza casa, con lo stipendio dimezzato

Ormai è emergenza sociale. Pronti 4 milioni per aiutarli con gli affitti

Un papà con un orsetto

Milano, 14 maggio 2017 - Il regolamento avrebbe dovuto tutelare i padri separati, ma in realtà l’86% dei contributi è andato alle loro ex consorti. Per questo motivo la Regione ha deciso di cambiare rotta e, nei mesi scorsi, ha modificato i criteri per l’accesso ai fondi di tutela dei coniugi separati o divorziati. Con le vecchie regole erano state aiutate 1.140 persone. Un provvedimento, come anche la sua modifica, fortemente sponsorizzato dal leader della Lega Nord Matteo Salvini, anche lui papà separato. Il nuovo bando è aperto dal 27 aprile e le domande possono essere presentate entro il 20 dicembre alle Ats di riferimento, salvo esaurimento delle risorse (circa 4 milioni di euro) messi a disposizione da Palazzo Lombardia.

E questa volta alla norma è stata aggiunta una frase, per essere sicuri che a usufruire delle agevolazioni siano in gran parte i padri. In pratica viene messo nero su bianco che i beneficiari dovranno essere «coloro che non risultano assegnatari della casa coniugale in base alla sentenza di separazione o di divorzio, o comunque non hanno la disponibilità della casa familiare». A chi ha un reddito Isee sotto i 20mila euro viene riconosciuto un contributo per pagare l’affitto pari al 30% dell’affitto a prezzi di mercato, per un massimo di 3mila euro l’anno; oppure del 30% per immobili a canone calmierato o concordato per un importo non superiore 2mila euro.

Ed è previsto anche uno stanziamento di 8mila euro per gli enti che ristrutturano delle abitazioni da destinare ai genitori separati (in totale su questa misura la Regione ha stanziato un milione di euro). Quella dei padri separati è ormai una vera e propria emergenza sociale. Sono in molti, infatti, ad essersi ritrovati da un giorno all’altro senza una casa e con uno stipendio dimezzato dall’assegno di mantenimento. Un problema trattato proprio in questi giorni anche dalla Corte di Cassazione, che ha rivoluzionato la legislazione sul divorzio, sottolineando che se si è economicamente indipendenti non si ha diritto all’assegno di mantenimento. Insomma, non conta più il tenore di vita di cui la parte più «debole» della coppia poteva godere durante il matrimonio. Ora bisognerà vedere (e valutare) la risposta al bando.