Milano, 17 giugno 2024 – Quella del recupero di Palazzo Citterio è stata una storia "maledetta" e più volte interrotta. Tra incertezze decisionali, imprevisti tecnici, opposizioni e persino un’occupazione, la dimora nobiliare è rimasta un museo incompiuto per oltre 50 anni.
L’elegante stabile settecentesco di via Brera venne acquistato dallo Stato nel 1972. Fu pensato da subito come estensione della Pinacoteca di Brera per ospitare quelle collezioni di arte contemporanea (le raccolte Jucker, Vitali, Mattioli e Jesi) che nel museo voluto da Napoleone non avevano trovato posto.
Regista dell’operazione il soprintendente Franco Russoli, il primo a sognare la "Grande Brera", morto 5 anni dopo, improvvisamente. Il primo progetto degli anni Settanta, firmato dagli architetti Ortelli e Sanesi, che portò alla rimozione dello scalone d’ingresso, a dieci anni di distanza dall’acquisizione non era ancora terminato.
Nella seconda metà degli anni ’80 viene coinvolto nel restyling James Stirling, l’archistar inglese che aveva conosciuto la gloria con l’espansione della Staatsgalerie di Stoccarda, ma il suo progetto, finanziato dalla Fondazione San Paolo, è stoppato. Altre idee abortiscono.
Nel 2012 gli attivisti del Collettivo Macao occupano Palazzo Citterio, ma arriva lo sgombero delle forze dell’ordine. L’anno successivo il Cipe stanzia 23 milioni per Brera. Sembra la volta buona. Ma il restauro, sotto la supervisione della Sovrintendenza, che termina nel 2018, non è risolutivo. L’intervento conservativo risulta inadatto per un luogo espositivo, c’è un problema tecnico di umidità. Philippe Daverio si scatena con un giudizio tombale: "Una gaffe estetica senza limiti".
Riparte la giostra dei lavori per apportare le modifiche richieste dall’allora direttore di Brera, James Bradburne. Arriviamo all’ultimo capitolo della contorta vicenda. C’è una data ufficiale per l’inaugurazione a Palazzo Citterio di Brera Modern, che ospiterà finalmente le collezioni d’arte moderna donate dalle famiglie Jesi e Vitali: il 7 dicembre, Sant’Ambrogio. Dopo oltre mezzo secolo il gioiello di via Brera tornerà alla città.