di Andrea Gianni e Nicola Palma
MILANO
L’agitazione dei ghisa e le conseguenze dell’inchiesta sul Cpr di via Corelli. Non proprio una partenza lenta per il neo prefetto Claudio Sgaraglia, subito alle prese con due dossier molto spinosi nel giorno del suo insediamento a Palazzo Diotti. Un battesimo del fuoco per il sessantatreenne romano che ha preso il posto di Renato Saccone e che negli ultimi tre anni e mezzo ha ricoperto l’incarico di capo dipartimento per gli Affari interni e territoriali del Viminale. Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, ha iniziato la carriera istituzionale nel dicembre del 1987; dieci anni dopo, è stato inviato a Brindisi per gestire l’emergenza dei profughi albanesi. Poi l’incarico di sub commissario della provincia di Roma nel 2008 e quello di sub commissario del Comune di Latina nel 2010. Quindi il rientro al Viminale per diversi incarichi di prestigio, prima dell’esperienza biennale da prefetto di Perugia.
Ora l’arrivo all’ombra della Madonnina per una "sfida" che ha definito "importante e impegnativa", da affrontare con "la massima collaborazione con le istituzioni" e con incontri continui sul territorio "per conoscere meglio le esigenze" di chi li vive ogni giorno. "Milano è una città fondamentalmente sicura, ma esiste un problema di microcriminalità che incide sul senso di insicurezza dei cittadini e che va sicuramente gestito e migliorato – ha spiegato Sgaraglia –. È un tema che sarà oggetto di analisi e che cercheremo di affrontare tutti insieme, anche per assicurare una maggior presenza delle forze dell’ordine".
In cima all’agenda c’è pure il centro di permanenza per il rimpatrio, al centro di un’indagine della Procura sulla gestione della società Martinina srl, che nell’autunno del 2022 si è aggiudicata il bando da 1,3 milioni di euro indetto da corso Monforte. "C’è un’indagine dell’autorità giudiziaria – la premessa del neo prefetto –. Io ho avuto modo già di sentire il procuratore nei giorni scorsi. So che la Prefettura ha fatto periodiche ispezioni, anche recentemente, così come il comando provinciale dei vigili del fuoco e l’azienda sanitaria". Ispezioni che hanno anche portato a sanzioni amministrative, come quella sulle irregolarità nelle fatturazioni di aprile. La questione è stata al centro della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza andata in scena nel tardo pomeriggio di ieri: all’incontro hanno partecipato anche l’aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Paolo Storari, che con la collega Giovanna Cavalleri stanno coordinando gli approfondimenti investigativi della Guardia di Finanza sulle accuse di frode in pubbliche forniture e turbata libertà degli incanti.
La prossima data-chiave è il 15 dicembre, il giorno in cui è fissata l’udienza davanti al gip Livio Cristofano per discutere la richiesta di commissariamento avanzata dai magistrati. Una decisione che, una volta valutati gli atti e le eventuali relazioni prodotte dai legali della Martinina srl, potrebbe arrivare in tempi brevi, nei giorni successivi all’udienza. Ulteriori accertamenti potrebbero essere portati avanti sul piano dei rapporti di lavoro e su quello fiscale. È stato inoltre aperto un fascicolo d’inchiesta, che confluirà in quella principale, dopo l’esposto presentato da Dianova Italia, realtà che gestisce comunità per tossicodipendenti che compare in uno dei falsi protocolli d’intesa presentati dalla srl salernitana per acquisire crediti nella gara della Prefettura. Protocolli che, si legge nell’offerta tecnica della Martinina, promettevano tra le altre cose "laboratori teatrali, musicali e cineforum", sport e anche uscite nel quartiere per "distribuire panieri alimentari a famiglie bisognose della comunità locale" in accordo con i servizi sociali del Comune. In una tabella venivano anche indicate le quote di alimenti, sempre superiori al 50%, provenienti da produzione biologica o Igp. La realtà però era ben diversa: le persone trattenute venivano lasciate nell’abbandono, senza cure mediche e psicologiche, costrette e mangiare cibo "scaduto e avariato".