ANDREA GIANNI
Cronaca

Palazzo Marino, assunti col contagocce e 10 dimissioni al mese: scatta il maxi-sciopero in Comune

Il 19 luglio tutti i settori del principale datore di lavoro della città incrociano le braccia: "Seconda volta negli ultimi vent’anni". Piano sugli organici e diritto al pasto

Sciopero dei dipendenti pubblici davanti a Palazzo Marino

Sciopero dei dipendenti pubblici davanti a Palazzo Marino

Milano – Si fermeranno gli uffici amministrativi e i musei, l’anagrafe e la polizia locale, le scuole comunali e i servizi rivolti ai milanesi, solo per citare alcuni settori della complessa macchina di Palazzo Marino, uno dei principali datori di lavoro della città. Settori che, per la seconda volta nella storia degli ultimi vent’anni, incrociano le braccia insieme, in una giornata di "sciopero d’area" proclamata dai sindacati Fp Cgil, Cisl Fp, UilFpl, Csa e dalla Rsu per il 19 luglio.

Mobilitazione che verrà preceduta da un’assemblea unitaria, il 15 luglio, e da un probabile presidio davanti a Palazzo Marino durante la seduta degli Consiglio comunale. L’ultimo atto di una lunga vertenza nel lavoro pubblico, con al centro le condizioni di lavoro dei circa 13mila dipendenti e il braccio di ferro sul piano occupazionale. ”Vogliamo rafforzare la qualità dei servizi pubblici offerti alla popolazione e quindi vanno migliorate anche le condizioni dei lavoratori che li fanno funzionare – spiega Giovanni Molisse (Fp Cgil) – attraverso le assunzioni necessarie a distribuire in modo funzionale e motivante i carichi di lavoro, e dunque con il benessere organizzativo, ma anche attraverso il diritto al pasto dignitoso, riconoscendo i ticket cumulativi, e progressioni verticali". Le assunzioni sono "fatte con il contagocce", e in più "a causa del costo della vita di Milano sono diverse le rinunce da parte dei neoassunti". Stipendi inadeguati, quindi, di fronte a un costo della vita (e della casa) in costante aumento.

Ogni mese, secondo le stime dei sindacati, sono 10 i nuovi assunti che rassegnano le dimissioni, spesso per “migrare“ verso altri enti pubblici che offrono condizioni migliori. Lo stato di agitazione aperto in diversi settori è stato quindi riunito in un’unica protesta, con lo sciopero per chiedere al Comune un cambio di passo. "I due macro temi sono quelli della mensa e delle politiche occupazionali", spiega Orfeo Mastantuono, segretario provinciale del Csa. "Chiediamo che venga riconosciuto il ticket cartaceo ai dipendenti affetti da patologie alimentari e a chi lavora in sedi distanti dai locali convenzionati – prosegue – tutelando queste fasce. Poi c’è il tema delle assunzioni, perché siamo arrivati al minimo storico di 13mila dipendenti e tutte le direzioni sono in sofferenza. Chiediamo, come minimo, che venga rispettato il turnover. L’amministrazione ha gli strumenti per intervenire, attraverso una variazione di bilancio".

Un tema sul quale si era espressa, sulle pagine del Giorno, l’assessora alle Politiche del lavoro del Comune di Milano Alessia Cappello, delineando l’obiettivo della "copertura totale del turnover" anche per i prossimi anni. "Le “migrazioni“ e i trasferimenti in altri enti pubblici sono un tema che reputo cruciale – ha spiegato –. I Comuni devono avere una maggiore autonomia nella gestione e nell’utilizzo del welfare, potendo quindi sforare il limite del fondo del decentrato, come ho chiesto più volte da Milano, sia come assessora sia come presidente del Comitato di settore Autonomie locali. Un sollecito che non è stato ad oggi ascoltato dal Governo". Posizioni che potrebbero trovare un punto d’incontro, mentre resta confermata la giornata di sciopero, rallentando per un giorno i motori della complessa macchina comunale.