
La passione dei milanesi per il fitness garantisce affari
Milano, 12 settembre 2017 - «Milano è una delle città più dinamiche al mondo per quanto riguarda il fitness, è al livello di Londra e New York». E con queste parole Luca Valotta, direttore generale della divisione Europa continentale del gruppo Virgin Active, spiega perché nel cuore del capoluogo lombardo il colosso delle palestre, 499 milioni di fatturato nel 2016 a livello continentale, abbia deciso di sperimentare il suo nuovo format di allenamento. Revolution, questo il nome della palestra che settimana prossima aprirà i battenti nel seminterrato del negozio Brian & Barry di piazza San Babila, è «un’offerta che va nella direzione dei millennial – chiosa Valotta -. Per noi è un pubblico nuovo, diverso dal nostro target, che ha un’età più alta. Abbiamo puntato sulla flessibilità».
Niente abbonamenti, nella nuova palestra si paga in base all’uso. Ogni lezione viene scalata da un credito ricaricabile. A differenza di una palestra canonica, Revolution offrirà corsi a base di cyclette. Servizi, iscrizione ai corsi e analisi dell’allenamento si gestiranno da una applicazione per smartphone. Virgin Active ha investito un milione di euro per lanciare la nuova offerta commerciale. Se Milano darà i risultati sperati, il colosso delle palestre, legato all’impero economico del miliardario inglese Richard Branson, è pronto ad aprire nuovi punti in Italia e in Europa. «Sopra il 65% di occupazione avremo un ritorno di investimento adeguato per aprirne dieci in 2-3 anni», osserva Valotta.
A Milano Virgin Active ha il suo quartier generale continentale e il più alto numero di palestre al di fuori del Regno Unito. Sono undici al momento, diventeranno dodici il prossimo anno. E un nuovo club è in programma anche nella rosa dei servizi del nuovo quartiere Citylife, in corrispondenza della torre Isozaki, dove si sta trasferendo la compagnia di assicurazioni Allianz. Il modello di business paghi quanto usi, tradotto da Virgin nella formula pay-per-train, è comune nei Paesi anglosassoni. Negli Stati Uniti e a Londra esiste già da tempo. In Italia, invece, rappresenta un’offerta di rottura. Con cui Virgin vuole incastonarsi tra le palestre low cost, che stanno spopolando, spesso con la formula imprenditoriale del franchising, e i club di alto livello. In Italia la multinazionale del fitness ha 155mila abbonati e punta a raggiungere i 160mila entro fine anno. Nel 2916 ha chiuso con un fatturato di 128 milioni di euro e un margine operativo lordo di 16,6 milioni.