
Paolo Maurizio Ferrari
I carabinieri della stazione Gorla-Precotto lo hanno intercettato mercoledì nella zona di viale Monza. Volto noto, Paolo Maurizio Ferrari, 77 anni, ex brigatista soprannominato l’ultimo degli irriducibili. E hanno eseguito l’ordine di esecuzione di espiazione della pena ai domiciliari emesso lo scorso 16 dicembre dalla Procura di Torino. Un residuo di 6 mesi ancora da scontare per resistenza a pubblico ufficiale durante lo sfratto da un’abitazione a Torino il 6 novembre del 2014. Nato a Modena, Ferrari si trasferì nel 1968 a Milano dove divenne un militante delle Br prima di spostarsi a Torino. Era stato coinvolto nel sequestro del magistrato Mario Sossi nel 1974 e nella rivolta nel carcere dell'Asinara del 1979. Non si è mai dissociato dalla lotta armata e non ha mai beneficiato del regime di semilibertà: è uscito dal carcere nel 2004, dopo 30 anni di detenzione. E’ tornato dietro le sbarre 10 anni fa e poi ancora nel 2015 per disordini avvenuti nelle manifestazioni No Tav. In prima linea pure per protestare contro il 41 bis. Tornato a Milano, ha fatto parlare di sé anche lo scorso anno sfilando tra i No Green pass a ottobre 2021 e aggiungendo al suo curriculum pure una denuncia della Digos.
I sequestri e gli arresti
Ferrari, mai pentitosi, era stato coinvolto durante il terrorismo brigatista nel sequestro del magistrato Mario Sossi nel 1974 e nella rivolta nel carcere dell'Asinara del 1979. Uscito dal carcere nel 2004, l'ex brigatista era stato più volte arrestato per disordini avvenuti in manifestazione contro la Tav e contro il regime di 41 bis. Nell'ottobre 2021 era stato denunciato dalla Digos per la sua partecipazione ad un corteo contro il Green Pass a Milano.
Da operaio a brigatista
Nato a Modena nel 1945, figlio di padre ignoto, fu affidato a nove mesi dalla madre naturale a don Zeno Saltini e alla comunità di Nomadelfia, in provincia di Grosseto. Nel 1968 lasciò si trasferì a Milano e lavorò come operaio alla Pirelli. Qui entrò in contatto con la brigata di fabbrica costituita dalle nascenti Brigate Rosse. Dopo il licenziamento dall'azienda, divenne militante regolare delle BR e si trasferì a Torino, dove partecipò ai sequestri del sindacalista Bruno Labate e del dirigente Fiat Ettore Amerio. Nel maggio 1974 fu arrestato a Firenze, pochi giorni dopo il rilascio di Mario Sossi, anch'egli sequestrato: nella macchina di Ferrari venne ritrovata una copia della rivendicazione.