GIULIO MOLA
Cronaca

Paolo Rossi e quella doppietta nel derby: il marchio del bomber a San Siro

Nella stagione 1985-86, in maglia rossonera, uno degli ultimi acuti dell'attaccante morto nella notte all'età di 64 anni

Paolo Rossi esulta dopo la doppietta nel derby (foto Ac Milan)

Milano, 10 dicembre 2020 - Per tutti è stato sempre 'Pablito', l’eroe del Mundial ’82 di Spagna, il bomber che fece ammattire le difese del Brasile, della Polonia e della Germania Ovest. Il ricordo più vivido nella memoria di ogni appassionato di calcio italiano che si rispetti riguardante Paolo Rossi, morto nella notte all'età di 64 anni, resta sicuramente quello scorcio d’estate d’inizio anni Ottanta, ma oltre quelle prodezze con la maglia azzurra, c’è tanto di più nella lunga carriera di Paolo Rossi. Uno capace di esaltare il pallone di provincia (Perugia e Vicenza su tutte) e di illuminare anche le grandi piazze.

E scorrendo indietro nella macchina del tempo, non può sfuggire una partita comunque entrata nella storia del Milan: annata 1985-86, una di quelle che dovevano servire per dimenticare la traumatica retrocessione in B di un lustro prima. Era dicembre, come oggi. Il 1°dicembre, con la città già vestita a festa e le luci di Natale che contagiavano allegria. Ma quel giorno c’era anche il derby. E siccome le stracittadine mai sono tutte uguali, anche in quella occasione San Siro ospitò una sfida spettacolare e ricca di colpi di scena, terminata con un pirotecnico pareggio (2-2). Passo indietro, per capire come Pablito, l’eroe del Mondiale, arrivò a indossare la prestigiosa maglia rossonera, lui che aveva cominciato la sua carriera calcistica nelle giovanili del Santa Lucia, passando poi nel 1967 all’Ambrosia e nel 1968 alla Cattolica Virtus. La prima “svolta“ nel 1972, quando la Juventus di Gianpiero Boniperti si accorse di lui. L’attaccante venne prima aggregato alla Primavera, per poi arrivare ad esordire, con la prima squadra, in Coppa Italia nella stagione 1973-74. Quindi nel 1975 fu spedito in prestito al Como, la fabbrica dei talenti sul lago: coi lariani Rossi fu poco più di una meteora, disputando solo 6 partite. L’esplosione e la definitiva consacrazione arrivarono la stagione successiva (1976-77) in Serie B con il Lanerossi Vicenza: 36 presenze, 21 gol, capocannoniere del torneo e quel feeling con il presidente Giuseppe Farina.

Nel 1979, un anno dopo aver conquistato il titolo di capocannoniere della Serie A con 24 reti in 30 presenze, e avendo realizzato 66 reti in 107 partite complessive con i veneti, “Pablito” si trasferì nel memorabile Perugia allenato da Ilario Castagner (28 incontri, 13 reti). Dopo la triste e buia parentesi del 1980, con lo scandalo del “Totonero” e la squalifica di due anni per calcioscommesse, Paolo Rossi ebbe una nuova chance: la Juventus, che aveva sempre creduto in lui, se lo riprese, facendogli giocare (appena terminata la squalifica nell’aprile del 1982) gli ultimi tre incontri di campionato, segnando anche una rete. Dopo l’inferno arrivò la gloria, con il Mondiale 1982 da protagonista, secondo italiano a vincere il Pallone d’Oro dopo il mitico Gianni Rivera (1969) e trionfatore con la maglia della Juventus.

Nel 1985, però, entra in scena il Milan. Approfittando del fatto che il rapporto con i bianconeri si era parecchio raggelato, ancora Farina, nel frattempo arrivato al Milan, chiamò il suo pupillo per provare a rivivere la magia dei tempi d’oro al Vicenza. Paolo Rossi accettò, il Milan pagò il suo cartellino poco più di 5 miliardi di lire. La stagione era cominciata male, visto che “Pablito“ aveva saltato le prime otto partite di campionato per infortunio. Poi la svolta, un’altra nella carriera dell’attaccante. Dodicesima giornata di campionato, arriva il derby in pieno clima natalizio. Con la leggenda Niels Liedholm sulla panchina del Milan e l’icona nerazzurra Mario Corso su quella dell’Inter. Dopo soli cinque minuti rossoneri clamorosamente avanti: cross ad uscire di Chicco Evani dalla sinistra, a limite d’area c’è Virdis che, di prima, serve un assist perfetto per Pablito che da vero killer d’area controlla e con un diagonale preciso infila Zenga, fra la sorpresa di tutta la difesa avversaria.

L’Inter si rialza e reagisce. Il pareggio arriva qualche istante prima della mezz’ora con Altobelli. Il Milan accusa il colpo e nel secondo tempo i nerazzurri ribaltano la partita, porta in vantaggio al 20’ con un rigore trasformato dall’irlandese Brady. Partita bellissima, le emozioni si sprecano. I rossoneri non si abbattono e si riversano nell’area avversaria. Passano appena quattro giri di lancetta: Wilkins batte un angolo dalla destra, Mandorlini allontana di testa come può, ma sul pallone si avventa Agostino Di Bartolomei che, al volo, fa partire una delle sue cannonate a filo d’erba. Sulla traiettoria c’è sempre lui, Paolo Rossi: intercetta il pallone, lo addomestica da campione e in girata batte ancora Zenga per il 2-2 definitivo. "Mi sembrava quasi di essere al Mundial di Spagna. Se l’Inter avesse avuto le maglie gialle come quelle del Brasile forse ne avrei fatti anche tre di gol. Ma va bene così, due gol non li segnavo da tempo...", scherza a fine gara il giocatore.

Una doppietta che illumina San Siro, due lampi che però resteranno tali perché “Pablito” non riuscirà a dare continuità. Segnerà soltanto un’altra rete negli ottavi di ritorno di Coppa Italia contro l’Empoli, il 12 Febbraio 1986 e alla fine di quella esperienza rossonera (26 presenze e 3 gol) resteranno solo le magie del derby. Anche perché dopo la fuga di Farina che lasciò il Milan pieno di debiti a Silvio Berlusconi, per Paolo Rossi non ci sarà più spazio. Lo scambio con Giuseppe Galderisi (arrivato dal Verona) fece calare il sipario sull’avventura milanista di Pablito. Rimasto comunque nei cuori dei tifosi rossoneri, folgorati da quella doppietta in una domenica che nessuno dimenticherà.