Senago (Milano), 24 agosto 2023 – Sarà l’autopsia su quel che resta del corpo, disposta dal pm di turno Cecilia Vassena, a fornire un elemento in più su come è morto Paolo Tamburini, l’ingegnere 50enne risucchiato da un ventilatore di quattro metri per quattro in un’azienda a Senago. Gli esiti dell’autopsia, se sarà possibile perchè la ventola che ha risucchiato il corpo girava a una velocità molto sostenuta, aiuteranno a ricostruire la dinamica precisa e si aggiungeranno alle relazioni dei periti incaricati dalla procura di capire cosa non ha funzionato all’interno della macchina progettata dallo stesso Tamburini.
L’ingegnere ne aveva seguito la fase di costruzione e proprio il giorno dell’incidente si stava occupando del collaudo. In base a quanto raccontato dai colleghi, davanti a quel ventilatore industriale era stata collocata anche una paratia di sicurezza, ma il 50enne sarebbe stato trascinato all’interno della ventola forse per un’imprudenza, stando ai primi rilievi, per una mossa sbagliata. I dettagli che emergono dalle indagini per omicidio colposo, al momento a carico di ignoti, di cui si sta occupando la Procura con la squadra specializzata di polizia giudiziaria, saranno determinanti per capire come è potuto succedere un incidente così “anomalo“.
Il fascicolo è passato dalla pm di turno Cecilia Vassena al dipartimento "Ambiente, salute, sicurezza, lavoro" guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano che a sua volta lo ha assegnato alla pm Sara Arduini. Tamburini, che viveva a Novi Ligure (Alessandria) e lavorava per la Prisma Impianti spa, era un ingegnere esperto e stava collaudando il ventilatore, molto grande e molto potente, all’interno della Acovent srl di Senago. Alcuni dipendenti poco dopo le 14 di ieri si sono accorti che Tamburini, prima impegnato nelle operazioni, non era più davanti a quella macchina e hanno subito temuto il peggio, quando si sono avvicinato hanno capito che la paratia non lo aveva protetto.