GABRIELE MORONI
Cronaca

Paolo VI, un santo lombardo: dalla curia romana alla Milano laica del boom

La vita del Pontefice che sarà santo il prossimo 14 ottobre

GLI INCONTRI Sopra, Paolo VI con Wojtyla e sotto con Luciani A destra dall’alto, con i presidenti Usa Nixon, Johnson e Ford CARRIERA Il futuro Paolo VI con Pio XII (a sinistra) e Roncalli (sopra). Sotto, Montini a Milano

Milano, 8 ottobre 2018 - La mattina dell’Epifania del 1955 il cielo su Milano è plumbeo. Il nevischio si deposita sulla cappa di ermellino, sul cappello verde, sul volto teso, sulla figura esile del prelato che sta in piedi sull’automobile scoperta e benedice la folla intirizzita. A Melegnano, all’ingresso nella sua diocesi, il nuovo arcivescovo ha fatto fermare l’auto, è sceso a baciare la terra. Giovanni Battista Montini è bresciano di Concesio, dove è nato il 26 settembre del 1897. Ha trascorso a Brescia solo 23 anni della sua vita, ma determinanti per ricevere le stimmate di un cattolicesimo severo e nello stesso tempo aperto al nuovo portato dal tempo, sensibile alla tradizione quanto al richiamo sociale. Come se fosse già segnato il destino di chi avrebbe guidato la Chiesa in un mondo attraversato da sconvolgimenti sociali e scosso da fermenti rivoluzionari. Paolo VI, il papa del bilanciamento fra passato e modernità, del dialogo, della mediazione, delle decisioni all’occorrenza da rivedere. Quello che verrà definito il «papa del dubbio». Maestri e amici bresciani. Don Giacomo Motta, per trentasette anni curato di Concesio, umile e amico degli umili. Monsignor Defendente Salvetti collabora con Giorgio Montini, il padre, direttore del quotidiano bresciano “Il Cittadino”. Giorgio Bazzani e Angelo Zammarchi, monsignori colti, il primo compagno di viaggio del giovane Giovanni Battista nei primi viaggi all’estero. Don Rigosa e don Schena, incontrati nella redazione della rivista studentesca “La Fronda”. Don Paolo Caresana, suo direttore spirituale. Montini ha sofferto la destinazione a Milano. La vive come un allontanamento. Dalla fine del 1937 è ai vertici della Santa Sede come “sostituto” della Segreteria di Stato. Dopo la morte, nel ‘44, del cardinale Maglione, segretario di Stato, Pio XII non ha scelto un successore. Alla fine del ‘52 il papa ha nominato Montini e Domenico Tardini pro-segretari ma senza crearli cardinali. Il primo novembre del ‘54 Montini viene designato arcivescovo di Milano. «Mi hanno tolto la firma», commenta con un amico. Le opposizioni di destra hanno convinto il “papa di ferro” che Montini non gli è fedele. Non condivide la linea integralista di Luigi Gedda.

E' invece molto vicino a De Gasperi, che ha avuto un forte contrasto con Pio XII quando ha rifiutato l’alleanza con l’estrema destra. Da allora il pontefice non ha più ricevuto il leader democristiano. L’arcivescovo arriva a Milano con novanta casse di libri, storia, arte, romanzi. Dorme quattro ore a notte, alle 6.30 celebra la messa. Detta cinquanta lettere al giorno. La sera cena con i vescovi ausiliari e i segretari. Legge fino a notte inoltrata, ascolta musica classica. In televisione segue “Lascia o raddoppia?” e non trascura le telecronache della gare ciclistiche. Si trova a guidare una diocesi di novecento parrocchie negli anni degli imponenti flussi migratori, dell’industrializzazione che prelude al boom economico, delle dottrine marxiste che hanno sempre più presa sulla classe operaia. Fa nascere 123 chiese nelle periferie. Compare accanto ai capitani d’industria e ai politici, porta la sottile persona e la parola nelle fabbriche e nelle “coree” popolate di meridionali. A Sesto San Giovanni è di fronte a tremila operai in tuta: «I primi a staccarsi dalla religione non furono i lavoratori, ma i grandi impresari e i grandi economisti del secolo scorso che sognarono di fondare un progresso, una civiltà, una pace, senza Dio e senza Cristo. E non diciamo più che la religione è l’oppio dei popoli e cospira a spegnere in esso le energie e la speranza di elevazione: ne è la luce, la gloria. ne è la forza».

Per il dottore in diritto e in filosofia, l’uomo che ha trascorso trent’anni alla Segreteria di Stato, il diplomatico, l’“esilio” milanese si trasforma in una straordinaria esperienza episcopale e pastorale a contatto con la dura quotidianità. Tutto ciò che mancava al suo profilo per farne un papabile. Pio XII muore il 9 ottobre 1958. Si dice che nel Conclave da cui, il 28 ottobre, il cardinale Roncalli esce papa, due voti siano andati all’arcivescovo di Milano, non ancora porporato. Pochi giorni dopo Giovanni XXIII indice il suo primo concistoro. Il nome di Giovanni Battista Montini apre la lista dei nuovi cardinali. Un atto di riparazione ma anche qualcosa di più: una investitura.