MONICA GUERCI
Cronaca

Addio a Papa Francesco, la visita a Milano e Monza nel 2017: dalle Case Bianche a San Vittore e l’incontro con i cresimandi a San Siro

Il Santo Padre è morto questa mattina, lunedì 21 aprile, alle 7.35. La storica visita alle terre ambrosiane, tra fede, incontri e una folla oceanica il 25 marzo di otto anni fa

Papa Francesco a San Siro per l'incontro con i Cresimandi, nel marzo 2017

Papa Francesco a San Siro per l'incontro con i Cresimandi, nel marzo 2017

Milano, 21 aprile 2025 – Papa Francesco è morto. Ad annunciarlo è stata sua Eminenza, il Cardinale Farrell: "Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio e amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l'anima di Papa Francesco

Nei suoi numerosi impegni e viaggi, Bergoglio era stato a Milano e Monza il 25 marzo del 2017. Fu una giornata intensa, lunga dieci ore: dall’arrivo di primo mattino all’aeroporto di Linate, alla visita alle Case Bianche del quartiere Forlanini, dall’incontro in Duomo con 100.000 fedeli a quello con i detenuti in San Vittore, dalla grande celebrazione eucaristica nel Parco di Monza, davanti a un milione di persone, all’abbraccio festoso dei cresimandi a San Siro. Dalle periferie al cuore della città, Francesco salutò Milano con un ultimo giro sulla Papamobile, sul campo del Meazza.

Uno striscione steso tra le Case Bianche

A Milano, Papa Francesco scelse come prima tappa alle “Case Bianche”, nel quartiere della Trecca, a est della città. L’enorme complesso di edilizia popolare, sorto nel 1977 in via Salomone, alla periferia est di Milano, accoglie 477 alloggi per oltre mille residenti, ed è la prima tappa della visita di Bergoglio alle “terre ambrosiane”. Al suo arrivo, il Papa fu accolto da uno striscione con la scritta "grazie" appeso alle finestre. "Un momento in cui tutti si sentirono coinvolti, le energie più belle emersero", ricordò don Augusto Bonora, parroco di San Galdino. La chiesa era troppo piccola per accogliere tutti, così Bergoglio incontrò la gente nel grande piazzale fra le Case Bianche e il parco Galli, dove settemila persone si radunarono per salutarlo. Il Papa ringraziò per quella accoglienza “Tanto calorosa. Grazie. Grazie tante. Siete voi che mi accogliete all’ingresso di Milano, e questo è un grande dono per me: entrare nella città incontrando volti, famiglie, una comunità”.

Le parole ai monzesi

Arrivarono a piedi dalle stazioni, in bicicletta, con il bus. Più di un milione di fedeli raggiunsero il Parco di Monza per assistere alla messa del Santo Padre nel pomeriggio. Durante l'omelia, Papa Francesco commentò il passo del Vangelo di Luca sull'Annunciazione: "È un brano pieno di vita che mi piace leggere", disse davanti alla folla raccolta nel prato. "Dio stesso prende l'iniziativa e sceglie, come ha fatto con Maria, di inserirsi nelle nostre vite quotidiane". Parlò poi delle difficoltà del tempo presente: "Anche noi possiamo essere presi dallo smarrimento in un'epoca di speculazione: si specula sui poveri, sui migranti e sui giovani", avvertì, quando "tutto si riduce a cifre". E mise in guardia contro il ritmo frenetico della società moderna: "Paradossalmente, mentre tutto si accelera per costruire una società migliore, alla fine non si ha più tempo per niente e nessuno. Non si ha più tempo per la famiglia, perdiamo il tempo per l'amicizia e per la solidarietà". Indicò quindi tre chiavi per non perdersi: la memoria, l'appartenenza al Popolo di Dio e la sfida di credere nella possibilità dell'impossibile. "Siamo milanesi, siamo ambrosiani", concluse, "ma siamo tutti membri del Popolo di Dio, un popolo multiculturale e multietnico. Questa è la nostra ricchezza".

Poi l’abbraccio del Papa a San Siro

"Giocate!" disse Francesco davanti a un San Siro gremito, l’ultima tappa. Ottantamila cresimandi e cresimati, insieme a parenti ed educatori delle parrocchie, raggiunsero lo stadio Meazza per incontrarlo. Il Papa si rivolse a tutti: ai bambini e ai genitori. Ai ragazzi, a cui fece ripetere con forza la promessa antibullismo, lanciò un appello: "Impedite che avvenga!". "Quando avevi la nostra età, che cosa ti ha aiutato a far crescere l’amicizia con Gesù?". A porgli la domanda fu Davide Brianza, un bambino di 10 anni di Cornaredo, uno dei pochi scelti per salire sul palco accanto al Pontefice. Con naturalezza e spontaneità, si rivolse a lui come farebbe con un amico. Il Papa spiegò quanto fosse stato importante "giocare con gli amici, giocare bene, sentire la gioia del gioco", proprio come faceva Gesù. Ma il gioco viene dopo. Prima ci sono i nonni: "Sono vecchi, di un'altra epoca, non hanno il telefonino, non sanno usare il PC, ma secondo voi...", chiese ai ragazzi, "i nonni possono aiutare a far crescere l'amicizia con Gesù?". La risposta del Meazza fu un grande "sì". "I nonni mi parlarono normalmente delle cose della vita. Uno dei miei nonni era falegname, credente, e quando lo osservavo pensavo a Gesù", raccontò Francesco. "L’altro mi diceva: mai andare a letto senza dire una parola a Gesù, dirgli buonanotte". Le nonne e la mamma gli insegnarono a pregare. Poi aggiunse con forza: "I nonni hanno la saggezza della vita e, con quella saggezza, ci insegnano come avvicinarci a Gesù. Un consiglio: parlate con i nonni, ascoltateli, fate loro tutte le domande che volete. È importante, in questo tempo, parlare con i nonni". Al terzo posto, il Papa mise l’oratorio, ma tutto “è unito dal filo rosso della preghiera”.

L’educazione integrale

E ancora, ai genitori, Francesco disse: "Giocate con i vostri figli, perdete tempo con loro". Poi aggiunse con forza: "È un tempo buio questo, che ci toglie umanità, perché tanti, per dare da mangiare alla famiglia, devono lavorare nei giorni festivi". Due temi, più di altri, segnarono l’anno delle attività nelle parrocchie dopo la visita del Papa allo stadio di Milano: l’educazione integrale e il contrasto al bullismo. Tra i tanti argomenti sollevati con forza, questi due ebbero un impatto particolarmente significativo. Il primo è la drammatica esperienza del bullismo e del cyberbullismo, piaghe che colpiscono soprattutto i più giovani. Il secondo riguarda il rilancio di uno stile educativo basato sull’educazione integrale, che non si limita alla trasmissione di nozioni e informazioni, ma punta a un’armonia tra tre linguaggi fondamentali: "fare, pensare, sentire".

Il pranzo a San Vittore

Prima di arrivare al parco di Monza e allo stadio, Papa Francesco incontrò i detenuti di San Vittore. Non una visita toccata e fuga: il Papa pranzò con loro, guardò i loro volti, ascoltò le storie, le angosce e i sogni di chi cerca il riscatto dai propri errori. San Vittore è una periferia, nonostante si trovi nel cuore di Milano. Questo carcere ospita centinaia di detenuti, il 70 per cento dei quali sono stranieri. Sabato 25 marzo 2017, per la prima volta, un Papa entrò in questo istituto di pena. Nella rotonda centrale il Santo Padre incontrò un centinaio di detenuti, mentre altri cento furono accolti a tavola con lui al terzo raggio. I piatti, preparati dalla "Libera Scuola di Cucina" con l'aiuto di uno chef e dei detenuti, proposero un menù rigorosamente meneghino: risotto e cotoletta, lo stesso servito a tutto il carcere. Ogni volta che Papa Francesco incontrava reclusi o parlava delle carceri, non mancava mai di ricordare un'importante riflessione: “È bene chiederci sempre perché loro sono caduti e non noi.” Un interrogativo che rilanciò anche a San Vittore. "Vi ringrazio dell’accoglienza. Io mi sento a casa con voi", disse Francesco ai 130 detenuti e detenute che dalle 10:30 lo attendevano nella "rotonda" di San Vittore. E poi aggiunse: "Gesù ha detto: 'Ero carcerato e tu sei venuto a visitarmi'. Voi per me siete Gesù, siete fratelli. Io non ho il coraggio di dire a nessuna persona che è in carcere: 'Se lo merita'. Perché voi e non io? Il Signore ama me quanto ama voi. Lo stesso Gesù è in voi e in me, noi siamo fratelli peccatori. Pensate ai vostri figli, alle vostre famiglie, ai vostri genitori. Voi siete il cuore di Gesù ferito." Il coro dei detenuti di San Vittore avrebbe dovuto esibirsi davanti al Papa questo febbraio, in occasione del Giubileo degli artisti a Roma, ma il ricovero del Pontefice ha annullato tutto. Dal reparto La Nave, i detenuti gli hanno scritto una lettera: "Sei il nostro faro".