Milano, 22 maggio 2019 - La sentenza pubblicata ieri dal Tar rischia di essere la pietra tombale di un progetto che risale ormai a 15 anni fa e che dal 2004 ad oggi ha visto susseguirsi quasi più ricorsi e cause legali che giorni effettivi di lavoro. Il riferimento è al parcheggio sotterraneo di via Borgogna, a due passi da piazza San Babila, in pieno centro storico. I giudici amministrativi hanno dichiarato nulli il nuovo progetto definitivo e il nuovo progetto esecutivo del silos presentato dalla società costruttrice, la Expo Borgogna Parking, e le delibere e le determine dirigenziali con le quali la Giunta comunale li aveva a sua volta recepiti e approvati. Carte che furono firmate nel periodo compreso tra giugno e ottobre del 2017. A sollecitare il pronunciamento del Tar sono state, di nuovo, le due società BBB Spa e Rose Spa, che gestiscono insieme il Brian&Barry Building, il palazzo che affaccia proprio sul contestatissimo cantiere.
Secondo le due società, il Comune non ha approvato un nuovo progetto, come prescritto dalla sentenza del Consiglio di Stato datata 15 marzo 2017, ma avrebbe invece proceduto «ad un mero aggiornamento» del progetto precedente, quello già contestato dagli stessi ricorrenti e già annullato dal Consiglio di Stato proprio a marzo del 2017. Tale aggiornamento sarebbe avvenuto senza che Palazzo Marino si sia precedentemente preoccupato di raccogliere nuovi pareri da parte di tutte le amministrazioni a vario titolo coinvolte o interessate dal cantiere, dal piano di cantierizzazione e dal futuro parcheggio. La nuova fase di consultazione delle parti in causa sarebbe stata «solo apparente» e di fatto l’amministrazione comunale avrebbe fatto affidamento sui pareri espressi in occasione del progetto originario, quello azzerato dai giudici, ricadendo così nello stesso errore che aveva convinto il Consiglio di Stato a fermare i lavori e dichiarare nulli gli originari piani di intervvento: l’errore del mancato coinvolgimento di tutte le terze parti nella fase della progettazione dei lavori. Infine sarebbe carente l’analisi dei rischi che il cantiere provocherebbe sulla stabilità degli edifici immediamente circostanti. Il tratto saliente del nuovo progetto, per chi non lo ricordi, è l’arretramento di 20 metri della rampa d’accesso e d’uscita dal silos.
Un arretramento finalizzato proprio a ridurre l’impatto del parking sul Brian&Barry Building. Nella loro sentanza i giudici hanno fatto sapere di non ritenere l’arretramento della rampa una modifica marginale e proprio per questo il Comune avrebbe dovuto procedere alla raccolta di nuovi pareri da parte dei soggetti interessati senza adagiarsi sui precedenti. È di nuovo mancato il coinvolgimento delle parti. Non solo: anche il Tar ritiene ci siano «carenze progettuali» e «vizi dell’istruttoria» a proposito dell’impatto dei lavori sulla stabilità degli edifici.